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FESTE VIGILIANE 2024

Lunedì 24 giugno 2024 ad ore 21 Palazzo Geremia - Trento

ET VIVE COMBUSTE FUERUNT

Recital teatrale sulla storia della Stregoneria

a cura del Club Armonia

Testo e regia di Renzo Fracalossi,

Nel suo centoventesimo anniversario di fondazione il Club Armonia ha deciso di unirsi alla battaglia di civiltà condotta contro la violenza sulle donne, provando a raccontare una storia di crudeltà e di sopraffazione che ha segnato i secoli dell'Europa tutta.

La stregoneria – unitamente all'antisemitismo – è stata la persecuzione per eccellenza, che ha lastricato di sangue innocente il cammino dell'umanità.

Questo recital teatrale mescola didattica della storia, teatro e musica a dire delle plurali vocazioni di quest'antico sodalizio ed, al contempo, affronta quel tema della violenza contro le donne che, proprio in questi ultimi anni, sta riaffiorando con preoccupante frequenza e drammaticità. La strada del nostro quotidiano è percorsa dai femminicidi che denunciano tutta la debolezza sociale e quelle "inculture" superomiste che ghettizzano e identificano la donna attraverso sciocchi stereotipi. Contro tutto questo ed in nome della cultura e della dignità umana, il Club Armonia prova, per quest'edizione 2024 delle "Feste Vigiliane", ad alzare la voce per dire: basta!

Ci sembra questo un modo degno di celebrare anche questo nostro 120.mo anniversario di fondazione, nel segno di quei valori che da sempre contraddistinguono il Club Armonia.

Le vicende della stregoneria sono narrate dalle voci e dalla recitazione di:

PATRIZIA DALLAGO, CLAUDIA FURLANI, SARA GHIRARDI, CRISTINA GUIDO e RENZO FRACALOSSI.

Alla chitarra GUGLIELMO MATTEDI.

DELITTO DI STATO

Nel centenario dell'uccisione di Giacomo Matteotti

10 giugno 2024

Recital teatrale a cura del Club Armonia

Testo e regia di Renzo Fracalossi,

con la collaborazione della Corale "Bella Ciao" e della

Fondazione Museo Storico del Trentino.

Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti veniva rapito e ucciso da una squadraccia fascista sul Lungotevere a Roma.

Cent'anni dopo, quella a "voce libera ed onesta", caduta vittima del fascismo che va insediandosi al potere con la violenza, viene dedicato dal Club Armonia questo modesto racconto che prova a collegare l'uomo politico e le sue antiche origini familiari a quella terra trentina, che ha dato i natali ad un altra grande figura del socialismo, come quella di Cesare Battisti. Nella succinta descrizione del cammino politico di Matteotti dentro la complessità del Paese nel primo dopoguerra e dentro il dibattito che scuote il socialismo italiano del tempo, emerge l'aperta sfida alla dittatura, nata per la pavidità di una classe dirigente imbelle ed impotente. 

A questo percorso fa da contraltare la vicenda, anche torbida, del suo assassino, ovvero quell'Amerigo Dumini che è uomo di fiducia del duce, nei primi agitati frangenti dell'avvento del fascismo e che disvela tutta l'identità violenta e criminale dello squadrismo, vile con i forti e forte con i deboli.

"Delitto di Stato" è un recital teatrale che ambisce solo ad essere stimolo per la "Memoria necessaria" e per la conoscenza di un Uomo di eccezionale valore e di un rigore morale, del quale anche oggi si avverte un irrinunciabile bisogno, per non cade nel sempre incombente rischio del ripetersi della storia.



In scena: 

Giacomo Matteotti – MARIANO DEGASPERI; 

La Storia 1 – MARINO DEGASPERI; la Storia 2 – LEONARDO DEBIASI;

 Amerigo Dumini – RENZO FRACALOSSI.

La Corale "Bella Ciao", diretta dal Maestro Tarcisio Battisti, regge la colonna sonora dello spettacolo, anche proponendo brani inediti e dedicati a Matteotti ed al suo martirio.


"LA CONGIURA"

Giorno della Memoria 2024

Atto unico di Renzo Fracalossi

allestimento a cura del Club Armonia

Il mondo medioevale è il mondo dell'ordine. E' il Cielo stesso sceso in terra, riflesso della "civitas Dei" ed è un mondo ossessionato dal complotto contro la società e nel quale non c'è spazio alcuno per qualsiasi diversità.

Nel 1321, racconta Bernard Guy inquisitore di Tolosa nel periodo compreso fra il 1307 e il 1324, fu scoperto e sventato un orrido piano architettato dagli ebrei ed attuato dai lebbrosi, loro complici, per infettare le acque, in modo che le persone sane bevendo ed usando tali acque, sarebbero tutte morte o ammalate e ciò avrebbe consentito ai lebbrosi di aspirare alla signoria di città e castelli ed agli ebrei di dominare il regno di Francia.

Quest'idea catturò l'immaginazione di larga parte della popolazione francese dell'epoca che, per prima, formulò quindi quell'accusa del complotto ebraico universale che ha accompagnato l'intera storia dell'ebraismo in Europa e che tutt'ora ammorba l'aria del vecchio continente, trovando nell'antisemitismo dei "Protocolli dei Savi Anziani di Sion" il suo più osceno culmine.

"La Congiura" racconta questa vicenda, in genere poco nota, nella convinzione che il "Giorno della Memoria" debba favorire la coltivazione e la trasmissione di tutto l'orrore che ha segnato l'esistenza dell'ebraismo in Europa, non limitandosi all'incredibile della Shoah, ma ricordando come essa non è il frutto malato di una giovane pianta, bensì l'esito del lungo percorso, macchiato dall'ingiustizia e dal dolore, dell'antisemitismo nei secoli.

personaggi e interpreti, in ordine di apparizione: Bernard Guy, Inquisitore generale di Francia RENZO FRACALOSSI; Narratore 1 FIORENZO POJER; Narratore 2 LEONARDO DEBIASI; Mastro Pierre, cuoco del re di Francia MARINO DEGASPERI; Marie, sua collaboratrice CLAUDIA FURLANI; Lily, altra collaboratrice SARA GHIRARDI; Fra' Marcel, un francescano MARCO REVOLTI; Tikvà, una ebrea francese ANNA GUASTALLA; Violino MICHAEL ISAC GIRARDI - Fisarmonica ANDREA ANDERLE

Assistenza tecnica GIANNI DORIGATTI
Regia dell' autore 

I GIORNI DELLE STORIE

Quattro atti unici per uno spettacolo che dura una settimana.

2 – 4 – 6 e 8 settembre ore 20.30. Palazzo Geremia. Ingresso libero.

Nuovissimo esperimento di narrazione teatrale del Club Armonia in occasione dell' 80.mo anniversario del bombardamento di Trento del 2 settembre 1943 e dell'armistizio.

Rispondendo a molte sollecitazioni, il Club Armonia ha deciso di dar corso ad un esperimento decisamente innovativo, nel quadro del teatro di narrazione e di impegno civile, provando a raccontare gli avvenimenti accaduti a Trento e nel Trentino, ma anche sui fronti della guerra e nel mondo, nella settimana che corre fra il 2 e l' 8 settembre del 1943.

Quattro atti unici, scritti e diretti da Renzo Fracalossi e frutto della commistione fra teatro, cinematografia documentaristica e musica dal vivo, provano così a ricordare, riscoprire e commemorare le vittime di un bombardamento spaventoso, accanto a vicende ancor più tragiche.

Il progetto, che gode del patrocinio della Fondazione Museo Storico del Trentino, nasce anche dalla proficua collaborazione con l'associazione "Rinascita Torre Vanga" e l' Associazione Nazionale Alpini Sezione di Trento, con l'indispensabile sostegno dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento e della Cassa di Trento, Banca di Credito Cooperativo.

Camminando attraverso le pagine della grande storia, ma anche fra quelle delle vicende quotidiane di una piccola città, il Club Armonia prova, non solo ad invitare ad un commosso ricordo, ma anche a fare tesoro di quel dramma che mutò radicalmente il volto stesso della città, mentre si preparava la lunga stagione dell'occupazione nazista e dell' "Alpenvorland".

Sotto le macerie di quelle bombe, Trento perde, non solo un grandioso patrimonio di vite ed affetti, ma anche una antica cifra della sua identità più profonda e popolare, che lascia così il posto ai profili urbani e sociali del futuro.

Ricordare è sempre più indispensabile, in un tempo immemore e complesso come il nostro e questi quattro atti unici ambiscono solo a stimolare la memoria, confidando che questa non si limiti unicamente alla rimembranza, ma sia anche stimolo per riflessioni sul domani.

In scena le Voci del Club Armonia di Sara Ghirardi, Anna Guastalla, Claudia Furlani, Mariano Degasperi, Fiorenzo Pojer, Marino Degasperi e Renzo Fracalossi; alla parte tecnica Gianni Dorigatti; al violino Michael Isaac Girardi; al pianoforte Claudio Vadagnini e al canto Victoria Burneo Sanchez. 

Feste Vigiliane 2023

D.O.M. DEO – OPTIMO – MAXIMO

La recente ed eccezionale opera di restauro degli interni del Duomo, chiesa cattedrale di Trento e la coincidenza con la 40.ma edizione delle celebrazioni patronali cittadine, hanno spinto il Club Armonia all'allestimento di un particolare atto unico, predisposto nelle forme statiche del teatro sacro medioevale, allo scopo di contribuire minimamente ad una conoscenza della nostra storia di popolo e di fede.

Dalle iniziali costruzioni di una "ecclesia" volute dai primi vescovi tridentini – ed in particolar modo da Vigilio, patrono poi dell'urbe – fino alla scelta del principe-vescovo Federico Wanga che affida al maestro costruttore comacino Adamo d'Arogno ed ai suoi eredi la costruzione dell'attuale basilica, i cui lavori durano oltre cento anni.

Il medioevo è tempo di simboli e simbologie ed anche l'arte muratoria ne custodisce molti, al punto che uno di questi viene portato in luce dal dialogo di due pietre, ottenute rompendo un unità priomordiale, che disputano di bene e di male in un luogo che, per la sua stessa natura sacra, è l'unico dove un simile dialogo può trovare albergo degno.

Un rigraziamento particolare, per la preziossissima collaborazione, a S.E. Mons. Luigi Bressan, Arcivescovo metropolita emerito della Diocesi tridentina, che ha avuto la compiacenza di leggere, suggerire ed insegnare all'autore il sempre troppo poco ed insufficiente qui raccontato. La narrazione è accompagnata infine, dalla ricerca estetica e culturale del CORO FILARMONICO TRENTINO, diretto dal M.o Sandro Filippi, che arreda il racconto con molti brani della più alta scuola polifonica europea: da Mendelssohn a Tilsit, da Grieg a Rachmaninov, in un crescendo corale di straordinario effetto mistico.

UN LIBRO DI SANGUE

Giorno della Memoria 2023 

Avvicinandoci al tempo in cui anche gli ultimi Testimoni dell'orrore del XX secolo varcheranno, purtroppo ma ineluttabilmente, la soglia del destino, la Memoria rischia sempre più di venire slacciata dal nostro quotidiano e la nebbia dell'indifferenza risale quindi dal mare dell'ignoranza e lascia intravvedere solo i frutti del male assoluto.

Da molti anni il Club Armonia si interroga quindi sul dovere di trasmettere Memoria, ma anche sulla necessità di conoscere precedenti e similitudini che hanno spesso reso i secoli una sorta di gorgo di dolore per molte minoranze e soprattutto per i Figli di Israele.

E' per tale ragione che l'atto unico "Un libro di sangue" prova ad indagare una pagina oscura - e forse poco nota al grande pubblico – come quella della persecuzione antisemita nella penisola iberica del XV secolo ed i suoi non pochi punti di contatto con l'antisemitismo nazifascista nell' Europa di cinque secoli dopo. In un viaggio dentro una sorta di "teatro-documento", che alterna scene di vita e di paura quotidiana con il racconto storico ed i paralleli evidenti anche con la nostra attualità e le nuove spinte dell'antisemitismo moderno, viene recuperato quindi un brandello di Memoria che poggia su di un prezioso fondale musicale, capace di raccogliere la tradizione sefarditra ed ashkenazita, offrendo al pubblico una formula di teatro molto elastica ed in grado di stimolare la necessaria "curiosità" su quel legame di filo spinato, fatto di odio, che lega lo scorrere della storia del vecchio continente.

     A CIASCUNO IL SUO       (Jedem das Seine)

Giorno della Memoria 2022


Sotto questa frase, che campeggia sul cancello d'ingresso del Campo di concentramento di Buchenwald, si raccoglie l'ultimo contributo del Club Armonia all'ormai consueto appuntamento con il Giorno della Memoria.

Come noto, ogni anno i lavori teatrali allestiti dal Club Armonia per quest'appuntamento con il dovere del ricordo affrontano uno specifico tema e così per questo 2022 la penna di Renzo Fracalossi propongono l'attualissimo tema del negazionismo, anche con uno sguardo al nostro tormentato presente.

Il negazionismo, che è costituito da un insieme di affermazioni – peraltro prive di oggettive prove storiche – con le quali si contesta o addirittura si nega l'evidenza della persecuzione e del genocidio sistematico e pianificato degli ebrei d'Europa, per mano dei nazisti e dei loro molti complici prima e durante il secondo conflitto mondiale.

Sorto sull'immediato dopoguerra, il negazionismo si è sviluppato in quattro grandi fasi successive: la prima, volta a nascondere e cancellare la memoria dei crimini commessi dal nazi-fascismo; la seconda, tesa a negare l'orrore dentro una chiave di lettura dei fatti strettamente economica; la terza, mirata ad una rilettura parziale e polemica delle fonti storiche ed, infine, la quarta, tutt'ora in essere, che coniuga l'antisemitismo di matrice islamica radicale con le potenzialità e l'anonimato della "rete" e del "web", favorendone così una diffusione di massa.

I "social" diventano così veicolo ideale per trasmettere le aberrazioni del negazionismo alle giovani generazioni, spesso assai poco acculturate su questi temi, alimentando i pericoli crescenti dell'antisemitismo e della xenofobia.

"A CIASCUNO IL SUO" prova a raccontare fenomeni purtroppo vasti e che oggi trovano nuova linfa nelle troppo teorie complottistiche, nel rifiuto di ogni ragionevolezza e nelle diffidenza insensata nei confronti di tutto ciò che è cultura.

In un tranquillo albergo dell'Alto Adige, nel settembre del 1972, giunge la notizia della strage degli atleti israeliani nel Villaggio olimpico di Monaco di Baviera. I commenti degli ospiti dell'albergo alla tragedia appena accaduta innescano una preoccupante spirale che culmina infine nel ……..


LA FALZE A TONDO, A TONDO

in memoria di Coloro che sono stati "spinti avanti

Tributo per Cori e Voci narranti

da un 'idea di M. Giovannini, S. Filippi, A. Folgheraiter, G. Calliari e R. Fracalossi

a cura del CORO della S.A.T., del CORO FILARMONICO TRENTINO, del CORO VOX CORDIS, degli OTTONI DI BOLZANO e del CLUB ARMONIA,

in ricordo di tutti i Trentini morti a causa della pandemia Covid19. Davanti al sempre troppo lungo elenco di tutti Coloro che sono stati uccisi dagli effetti devastanti di questa pandemia che sta colpendo il mondo con milioni di vittime, si è avvertito il dovere di un ricordo comune, anche come momento di elaborazione di un lutto che è e dev'essere collettivo.

A questo scopo nasce, da un'idea di alcuni amici, questo "Tributo" che raccoglie alcuni frammenti della letteratura sulla morte: dalle Danze Macabre al Laudario di Cortona; dalla tradizione dei nativi americani ai versi di Neruda e Katznelson, per chiudersi con la potenza immortale del Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi.

Letteratura e musica corale intrecciate fra loro con le note di Puccini, le composizioni di Marina Giovannini, la tradizione popolare con il Coro della S.A.T. e quella gregoriana con le sequenze del "Dies Irae".

17 settembre 2021 al Civico Cimitero di Trento

CORAGGIO, SIGNORA BATTISTI

Recital televisivo a cura del Club Armonia

Nello scorso inverno, il Club Armonia ha voluto pubblicare e distribuire un interessante lavoro di ricerca storica, curato dalla prof.a Beatrice Primerano dell'Università di Trento, attorno alla figura di Ernesta Bittanti Battisti. La decisione nasce, non solo dalla volontà di divulgare la conoscenza di questa eccezionale figura della nostra storia locale, ma anche per omaggiarla, nel 150.mo anniversario della sua nascita e per tenere ancora viva la memoria di Cesare Battisti, che del Club Armonia fu Socio agli esordi del sodalizio.

L'entusiastico accoglimento di questa pubblicazione, ha poi spinto il Club Armonia a curarne un adattamento teatrale, pensato e realizzato però in modo tale da poter essere utilizzato televisivamente, vuoi per l'ampia diffusione di tale modalità di comunicazione, vuoi per i limiti imposti allo spettacolo in genere dalla pandemia in corso.

Nasce così:  "CORAGGIO, SIGNORA BATTISTI",

un racconto particolare su di una donna straordinaria, che è anche uno spaccato della storia trentina nella prima metà del XX secolo.

Ernesta Bittanti racconta quindi sé stessa ed il suo tempo attraverso la voce e l'interpretazione di quattro donne diverse fra loro e, proprio per tale ragione, capaci di offrire una pluralità di sguardi sulla vicenda umana ed intellettuale di questa anticipatrice di molte istanze della modernità, ma anche di questa indomita combattente per i suoi ideali e della fiera vedova di una figura, tanto grande quanto complessa, come quella di Cesare Battisti e del suo dramma umano e politico.

La Signora Battisti ha attraversato le fasi più feroci e violente del "secolo breve", sopportando le ferite di un destino crudele e mantenendo intatta quella sua dignità di donna e di intellettuale – una fra le prime in Italia – che emerge chiaramente dalle pagine di Beatrice Primerano e dalla drammaturgia di Renzo Fracalossi. Il testo che viene presentato, per una precisa scelta del suo autore, esclude la presenza fisica di qualsiasi figura maschile in scena, proprio per far risaltare ulteriormente la grandezza della figura di questa donna, lasciando solo a "voci fuori campo, il compito di raccordare la storia e gli accadimenti alla sua figura.

Il lavoro è corredato inoltre da moltissime immagini d'epoca, per le quali si ringrazia la Fondazione Museo Storico del Trentino, la Soprintendenza dei Beni artistici della Provincia autonoma di Trento ed il prof. Vincenzo Calì, curatore dell'archivio Battisti. Un grazie particolare infine a Beatrice Primerano, al Mediocredito Trentino Alto Adige/Südtirol ed ai nipoti di Ernesta Bittanti, Mimma e Marco Battisti, per la gentile collaborazione ed i preziosi suggerimenti.

ERNESTA BITTANTI BATTISTI     UNA DONNA STRAORDINARIA

Nasce a Brescia il 5 maggio 1871, figlia di un docente di fisica e matematica. Ben presto la sua famiglia si sposta a Cremona prima ed a Cagliari poi, seguendo gli impegni professionali del padre di Ernesta, la quale, nel 1802 a Cagliari, è la prima ragazza iscritta al locale ginnasio-liceo statale. Nel 1890 va a Firenze, dopo gli studi superiori, dove si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia, entrando così in contatto con un gruppo di studenti particolarmente dotato, fra i quali spiccano Gaetano Salvemini, Alfredo Galletti, i fratelli Mondolfo, Assunto Mori ed un giovane studente straniero, un austriaco di lingua italiana, che risponde al nome di Cesare Battisti. Nel 1896 Ernesta Bittanti si laurea, rientrando così nel ristretto numero di donne laureate nell'Italia dell'epoca.

Si dedica quindi all'insegnamento a Firenze, ma solo due anni dopo (1898) viene radiata ed espulsa da tutte le scuole del Regno, a causa della sua attività politica e per la sua militanza nelle file del Partito Socialista Italiano.

Dopo un breve fidanzamento, sposa civilmente, il 7 agosto 1899, Cesare Battisti, con il quale condivide anche l'adesione al socialismo e gli stessi punti di vista laici ed anticlericali. L'anno seguente la coppia si trasferisce a Trento dove pubblica, a proprie spese, il quotidiano "Il Popolo", che si caratterizza per le sue campagne sociali, in favore del divorzio e dell'abolizione della pena di morte, della lotta contro la miseria di operai e contadini delle vallate trentine. Nel 1909, per una decina di mesi, collabora a quella testata socialista anche un giovane giornalista romagnolo: Benito Mussolini.

Nel frattempo la famiglia è allietata dall'arrivo di tre figli: Gigino nel 1901, che sarà poi il primo Sindaco di Trento nel secondo dopoguerra e morirà dopo poco in un terribile incidente ferroviario; Livia (1907) e Camillo (1910).

Dopo il terremoto di Messina (1908), Ernesta parte per soccorrere i terremotati, anche se l'impraticabilità del sistema ferroviario nazionale le impedisce di arrivare in Sicilia, fermandola a Roma dove svolge attività infermieristica e dove fa la corrispondente per il quotidiano diretto da suo marito. Tre anni dopo, sostituisce quest'ultimo nella redazione del testo dell' "Inno al Trentino", su partitura del M.o Guglielmo Bussoli, mentre diventa una delle prime donne italiane abilitate alla guida di un'automobile e si batte strenuamente per l'affermazione dei diritti di uguaglianza femminile.

Nel 1914, con lo scoppio della guerra, segue il marito in Italia, dove egli svolge attività propagandistica in favore dell'intervento in guerra del Regno. Chiude il giornale, abbandona Trento e si trasferisce a Cremona.

Nel 1916, Cesare Battisti, nel frattempo arruolatosi nel regio esercito italiano, viene preso prigioniero sul Monte Corno , fronte della Vallarsa e, accusato di alto tradimento dagli austriaci, viene impiccato, dopo un processo sommario, nella fossa del castello del Buonconsiglio il 12 luglio di quell'anno.

Rimasta vedova, con tre figli a carico e con un precario lavoro di insegnante a Padova, Ernesta affronta coraggiosamente il destino, non abdica ai suoi ideali e si impegna per tutta la vita a tutelare la memoria di suo marito, entrato ormai nell'Olimpo degli eroi nazionali, da ogni possibile manipolazione politica ed ideologica.

Nonostante la conoscenza giovanile con Mussolini, Ernesta è profondamente ostile, fin da subito, al fascismo ed esibisce pubblicamente e ripetutamente la sua avversità al regime, anche sfidando le norme, come avviene con l'emanzione delle leggi razziali nel 1938, che Ernesta combatte fieramente con gesti eclatanti e con il suo appoggio alla Resistenza, nella quale milita suo figlio Gigino.

Finita la guerra, la famiglia Battisti ritorna a Trento. Ernesta sopporta stoicamente tutte le avversità ed i dolori che le circostanze le riservano, partecipando sempre alla vita pubblica locale e nazionale e riallacciando amicizie con Salvemini e con Bice Rizzi. Si batte per evitare che, con la nuova Repubblica, il Trentino venga unito all' Alto Adige tedescofono, vedendo nell'autonomia regionale un rischio di fagocitazione dei tedeschi sugli italiani. Arriva così a scontrarsi anche con Alcide Degasperi, all'epoca Presidente del Consiglio dei Ministri, ma non deflette dalle sue convinzioni.

Lavora fino agli ultimi giorni, occupandosi di letteratura ed arte, al fianco della filgia Livia e nonostante una terribile e progressiva malattia che la consuma. Si spegne a Trento il 5 ottobre 1957 e di lei l'amica ed allieva Bice Rizzi dirà: "E' scomparsa l'ultima donna del Risorgimento italiano."

AM GROSSEN WANNSEE        20 gennaio 1942 - 20 gennaio 2022

Sono trascorsi esattamente ottant'anni da quel 20 gennaio del 1942 quando alcuni vertici polizieschi e amministrativi del III Reich si ritrovarono in una villa della Strasse am grossen Wannsee, alla periferia di Berlino, per pianificare tecnicamente la "soluzione finale della questione ebraica".


Nel solco di una consolidata tradizione, il Club Armonia, in collaborazione con il Comune di Trento, propone un viaggio dentro la Memoria di quel giorno terribile con il recital AM GROSSEN WANNSEE

GIOVEDI' 20 GENNAIO 2022 ORE 18.00                          SALA GRANDE PALAZZO GEREMIA - via Belenzani - Trento

VIA CRUCIS ai confini dell'umanità

Quando Ferenc Liszt scrive la "Via Crucis – Die 14 Stationen des Kreuzweges"", dopo aver a lungo meditato sulla sua composizione abbozzandola fin dal 1866 per concludere il lavoro quasi dieci anni più tardi, sogna che il brano possa accompagnare il Santo Padre durante la processione dei riti pasquali e non pensa minimamente che quella sua "Via Crucis" sarebbe risuonata, più di un secolo dopo, nelle terre del Concilio tridentino ed ai piedi del Brennero, per segnare la tragicità di un tempo come quello che purtroppo stiamo vivendo.

Proprio la consapevolezza della difficile contemporaneità ha spinto il Maestro Sandro Filippi ed il Coro Filarmonico Trentino a rispolverare un'opera, peraltro non troppo nota al grande pubblico, con l'intento di offrirla all'ascolto nel periodo prepasquale. La "Via Crucis" è il frutto del personale dialogo con il sacro che Liszt sviluppa nel suo percorso artistico e si fonda su tre pilastri fondamentali: il gregoriano, linguaggio musicale per eccellenza della Chiesa; il corale luterano, in omaggio a Bach ed, infine, il proprio linguaggio compositivo maturato nell'arco dell'intera esistenza.

Nella salita al Golgota di Cristo e nella sua morte, le note del grande compositore condensano il significato del mistero della resurrezione alla vita dopo la morte e ciò rappresenta, senza dubbio, un segno di speranza per un futuro che oggi appare cupo e denso di incognite.

L'uomo percorre da sempre la "Via Crucis", sia essa individuale come collettiva e quindi è parso opportuno accompagnare la potenza narrativa di Liszt con alcune parole affidate alla drammaturgia di Renzo Fracalossi ed alle voci degli attori del Club Armonia (Patrizia Dallago, Mariano Degasperi, Claudia Furlani e Sara Ghirardi), per raccontare tre "Vie Crucis" umane ed emblematiche del nostro presente difficile e complesso, incastonandole dentro l'esecuzione del Coro Filarmonico Trentino.

Un recital insomma ai confini dell'umanità, per dire della forza dell'arte musicale e della parola, nel costruire un messaggio di pace e di speranza che mai come in questi giorni appare urgente e prezioso.

Trento, venerdi 8 aprile 2022 ore 20.30 Chiesa di San Francesco Saverio in via Belenzani; Bolzano sabato 9 aprile ore 19.00, Conservatorio "C. Monteverdi" p.zza Domenicani 19 ed infine Bressanone domenica 10 aprile ore 17.00, Accademia Cusanus via del Seminario 2.

COME CUORI DOLENTI

Recital televisivo a cura del Club Armonia

Giorno della Memoria 2021 

Fuggendo dal III Reich e dalla persecuzione antisemita del nazismo che segna soprattutto la seconda metà degli anni Trenta del Novecento, molti ebrei tedeschi, austriaci e dell'Europa centro-orientale trovano accoglienza ed ospitalità nella nostra regione, anche in virtù di un bilinguismo che favorisce qualche parvenza di normalità in più.

Quest'anno, rispettando l'ormai tradizionale appuntamento con il "Giorno della Memoria", il Club Armonia prova a raccontare alcune di queste vicende individuali e collettive che hanno interessato parecchi centri del Trentino: da Vervò ad Arco; da Moena a Pinè e da Trento a Civezzano. Basando la propria narrazione su due straordinari lavori di ricerca storica compiuti negli scorsi decenni da Maria L.Crosina e da Cinzia Villani, Renzo Fracalossi ed il Club Armonia raccontano storie di drammatica quotidianità di vite incerte affidate al buon cuore ed alla solidarietà della gente di montagna, ma anche in balia del tradimento e della delazione. quando queste valli diventano improvvisamente territorio di pertinenza esclusiva dell'occupante tedesco.

Nel rispetto di un impegno assunto ormai più di tre lustri or sono, il nostro sodalizio conferma il dovere morale e culturale di raccolta e trasmissione del ricordo, in un momento in cui anche gli ultimi Testimoni stanno scomparendo e nelle convinzione che combattere l'antisemitismo significa anche opporsi ad ogni forma d rizzismo che da questo discende.

"Uno spettro si aggira oggi per l'Europa" ed è quello dei vecchi e nuovi negazionismi, delle nostalgie nazifasciste, dei sovranismi e dei nazionalismi che minano l'unità continentale e l'idea stessa di una civiltà fondata sul dialogo e sull'accettazione, anzichè sull'odio e l'intolleranza.

Infine, questo lavoro, realizzato nelle forme del recital a causa dei molti impedimenti obbligati dal rischio pandemico, è dedicato alla memoria di TIZIANA DECARLI che ha chiuso in questi giorni il sipario dell'esistenza, ma non quello del suo ricordo che rimane vivo e carico di tutto il nostro affetto.

VIAGGIARE L'INFINITO

Appuntamento con le serate culturali della S.O.S.A.T, in collaborazione con il CLUB ARMONIA – S.O.S.A.T.

Tutti noi viaggiamo, abbiamo viaggiato e programmiamo viaggi futuri. Viaggiare rappresenta infatti una condizione unica dell'umanità, nella convinzione che a volte viaggiare, vale per il viaggio in sé, più che per la meta da raggiungere.
Per chi conosce "il viaggio sulla o dentro la montagna" o comunque il viaggio di esplorazione e di scoperta, forse può apparire strana l'idea di viaggiare per il solo scopo di conoscere, di capire, di soffrire e di gioire dell'atto stesso di muoversi vero l'altrove, per scoprire che ciò che ci sembra vicino e conosciuto, quando viene indagato dal viaggio si rivela spesso lontano e straniero e così accade per il contrario: quando cioè viaggiamo in una realtà fino ad allora sconosciuta, scopriamo talvolta che la stessa risulta essere molto più affina e vicina alle nostre esperienze di quanto potessimo immaginare. E così, insieme a noi, viaggiano le cose del nostro quotidiano, vivendo la nostra vita e respirando le nostre sensazioni, ma, probabilmente, ricavandone sensazioni del tutto diverse dalle nostre.
Di tutto questo e di molto altro, attinente il viaggio degli umani e dei loro oggetti, ne parleremo, insieme al Club Armonia nella serata di: martedi 11 febbraio 2020 ad ore 20.30 presso la sede della S.O.S.A.T., in via Malpaga 17 a Trento, nel contesto delle serate culturali che la Sezione propone dentro il programma annuale delle sue attività.
Si tratta di una ormai consolidata tradizione che lega i due storici sodalizi della città e che si pone l'obiettivo di tradurre, in termini popolari, i grandi concetti culturali, sociale ed etici del nostro tempo.

LA CASA DI DAVID

Giorno della Memoria 2020

L'orrore della Shoah non è frutto casuale della follia razziale del nazifascismo. Esso affonda invece le sue radici profonde dentro una storia antica fatta di odio e pregiudizio ed alimentata sapientemente da una efficace propaganda, dove la menzogna diventa facile verità, grazie anche alla diffidenza, alla vigliaccheria, alle bassezze, agli egoismi ed alle discriminazioni che fermentano, non solo nella Germania hitleriana, ma anche nell'Italia fascista. Nella patria della cultura e della civiltà giuridica, l'ebraismo, che è componente secolare della stessa storia italiana, viene perseguitato come mai prima d'allora era accaduto. Si fratturano, nello spazio di un attimo, legami, vicende, storie che parevano indissolubili, ma anche adesioni convinte al regime ed alla monarchia, in un crescendo che culmina nel dramma, sempre troppo poco indagato, delle famigerate "Leggi razziali", prodromiche, a loro volta, dello sterminio. "La casa di David" racconta tutto questo, in un periodo che si dipana negli anni più bui della nostra storia nazionale. Si tratta di un racconto di fantasia (ma non troppo), per dire dell'odio e del pregiudizio, ma anche del coraggio e della solidarietà e per proporre al pubblico un viaggio nella quotidianità di allora, nutrita di sospetti, paure e mutamenti dei comportamenti singoli e collettivi, con un finale decisamente " a sorpresa" anche per sfatare l'erroneo mito degli "italiani, brava gente". Ancora una volta quindi conoscere diventa la miglior forma per ricordare e per non porre sullo stesso piano dell'oblio vittime e carnefici.

DE LA CRUDEL MORTE DE CRISTO

("Passio" pasquale secondo i canoni della tradizione italiana)

In epoca altomedioevale era uso, soprattutto in Italia, proporre forme drammatizzate del racconto della Passione di Gesù, attraverso l'utilizzo della parola, spesso declinata in versi e del canto corale. Tali forme prendono, in breve, il nome di "Passio" (dal latino "passione") ed hanno larghissima diffusione in tutta la penisola, come anche nel resto del continente europeo, dove ne permangono ancora tracce vive ed importanti come quella di Oberammergau in Baviera.

La tradizione italiana va però distinta in due specifiche fasi: una prima, legata a rappresentazioni fatte in chiesa e quindi statiche e basate sulla lettura dei canovacci stesi in lingua volgare per essere comprensibili al popolo ed accompagnate dal canto corale nelle forme del "gregoriano" ed una seconda, più teatrale perché spostata all'esterno delle chiese e quindi più disponibile a dar luogo a movimentazioni sceniche particolari e via via sempre più complesse.

E' sulla scorta di tali conoscenze che nasce il progetto culturale: "DE LA CRUDEL MORTE DE CRISTO",

progetto che prende le mosse da una condivisa idea di riproposizione di tali forme arcaiche di teatro sacro e che vede protagonisti il CLUB ARMONIA per la parte recitata e la CORALE CITTA' DI TRENTO per i brani musicali, su di un testo elaborato da Renzo Fracalossi e basato sul "Vangelo" di Giovanni in una sua scrittura del XVII secolo, sul "Laudario di Cortona" del 1270, sul "Primo Libro delle Laudi spirituali" del 1583, sul testo della "Passione del Mercoledì alla Chiesa Madre" del 1730 e sulla famosa lauda drammatica "Donna de Paradiso" di Jacopone da Todi del XIII secolo.

Il progetto, nato ancora alcuni anni fa, si realizza adesso, in occasione del periodo pasquale, in virtù della ritrovata collaborazione fra questi due soggetti associativi e volontaristici, che sono fra i più antichi del tessuto culturale trentino avendo superato entrambi ed abbondantemente il secolo di attività.

11 aprile 2019 ad ore 20.30 presso il Tempio Civico di San Lorenzo a Trento e

12 aprile 2019 ad ore 20.30, presso la Chiesa parrocchiale di San Michele all'Adige

NON V'E' VALICO FRA FERSINA E BRENTA….

Partitura per Voci soliste e corali.    Studio per un teatro – Concerto

E' questa la nuova sfida che apre, di fatto, la 115.ma stagione culturale del Club Armonia (2019), in collaborazione con il prestigioso Coro Valsella di Borgo Valsugana, diretto dal M.o Maurizio Zottele.

Non si tratta però di un testo teatrale e nemmeno di una cornice ad un concerto corale. Non è uno spettacolo ordinario e neppure un racconto sequenziale.

Il testo, scritto e diretto da Renzo Fracalossi, è invece un tentativo. Il tentativo cioè di compenetrare la narrazione orale della memoria di un territorio e la sua rappresentazione canora, per dire di luoghi, di identità, di ricordi e di radici, attraverso un viaggio che significa incontro e quindi comprensione e tolleranza.

"Non v'è valico fra Fersina e Brenta..." nasce così dalla somma di interessi di due realtà culturali, che già in altre occasioni hanno collaborato, nei riguardi di un luogo, la Valsugana, che è somma di luoghi e di storie spesso meno note di altre; talora sottaciute; qualche volta dimenticate e che rappresentano invece il punto di congiunzione fra le Alpi centrali e le pianure veneto-giuliane, porta d'accesso all'oriente balcanico e slavo.

Attraverso i ricordi di personaggi e di avvenimenti che hanno segnato il corso del Fersina e della Brenta, si viaggia così alla scoperta delle origini e delle vicende di una Valsugana ricca di anfratti sconosciuti e di figure verso le quali abbiamo un debito, perchè hanno contribuito a scrivere la storia di questa nostra "piccola patria".

Stando immobile in sala, davanti agli occhi del pubblico scorrono i paradigmi della complessità di narrazioni sospese fra latinità e germanicità, in una sorta di "infinito viaggiare" che aiuta a scoprire quel passato dentro il quale si è formato il presente e si prepara il futuro.

Accanto alle meravigliose Voci del Coro Valsella, Claudia Furlani e Sara Ghirardi danno vita alle muse della musica – Euterpe - e della storia – Clio – per accompagnarci a far la conoscenza con due monaci amanuensi – Zenone/Renzo Fracalossi e Adalberto/Lino Tommasini – che a loro volta introducono Frederic de Mercey/Fiorenzo Pojer che è uno straordinario viaggiatore francese del Settecento, capace di lasciarci un ritratto fantastico della valle e della vita che vi scorreva nell'epoca sua. E poi ancora, sulle note di un repertorio corale del tutto originale e per nulla scontato, l'incontro con la baronessa Margherita Cresseri de Trautenstein e suo genero il nobile capitano Ottavio de' Bianchi; con il "sogno di Carzano"; con Maria Romana Degasperi e con il dramma dell'alluvione del 1966.

AL CONFINE DEI CONFINI

Puntuale, come ormai da consolidata tradizione, si rinverdisce lo storico legame fra il Club Armonia e la S.O.S.A.T., con due appuntamenti culturali nelle serate del mese di marzo 2019, per riscoprire luoghi, storie e vicende che compongono parte essenziale della nostra stessa identità di popolo della montagna e per trascorrere un paio d'ore ascoltando, partecipando e divertendosi.

Quest'anno, il Club Armonia anzitutto propone al Pubblico sosatino ed agli Amici che sempre ci seguono con simpatia, una particolarissima ed originale serata dal titolo:

"AL CONFINE DEI CONFINI"

per gettare insieme uno sguardo su quel Passo del Brennero che costituisce da sempre il "confine alpino" per antonomasia; un confine sul quale è transitata larga parte della storia d'Europa e quindi anche del Trentino, che ne costituisce porta d'accesso naturale.

Si tratta di un testo con il quale l'autore è intervenuto, nel novembre scorso, al "Festival dell'Umanità" di Ostana in Piemonte, risucotendo ampi consensi e larghi interessi.

Attraverso un approfondito racconto, curato da Renzo Fracalossi ed una ricca serie di brevi ritratti di personaggi più o meno famosi che hanno varcato ripetutamente il Brennero nella loro vita e che vengono proposti dalle voci di Sara Ghirardi e di Claudia Furlani, si dipana una narrazione che offre lo spunto per scoprire, curiosità storiche ed episodi poco noti, guardando con occhio diverso a queste geografie montane che rappresentano anche una linea di orizzonte fra le culture germaniche e quelle latine, ovvero fra i due pilastri culturali che hanno retto – e tutt'ora reggono – la complessa costruzione europea.

Appuntamento quindi presso la sede della S.O.S.A.T, in via Malpaga 17 a Trento, per la serata di:

Martedi 12 marzo 2019, con inizio ad ore 20.30

E IL LENTO ADIGE VA!

Esattamente una settimana dopo, sempre nel contesto delle serate culturali della S.O.S.A.T. 2019, il Club Armonia debutta con un recital teatrale del tutto nuovo, appositamente scritto da Renzo Fracalossi ed anch'esso oltremodo originale.

"E IL LENTO ADIGE VA!"

(Storie di crimini e criminali all'ombra del Doss Trento)

è infatti un "racconto di racconti", per esplorare con il pubblico anche una spesso sconosciuta parte "noir" della nostra storia complessiva.

Cinque racconti gialli, ovviamente tratti dalle vicende storiche occorse non solo a Trento ma anche sull'intero territorio provinciale, per dire che, tutto sommato, anche il Trentino non è poi molto diverso dalle geografie sociali ed umane che hanno ispirato la migliore letteratura gialla europea.

Dalla tragedia del Simonino da Trento, narrata sotto il profilo delle accuse criminali alla biografia di un prete solandro più dedito al peccato che alla salvezza, per proseguire poi con un episodio "d'amore e di coltello" nella Trento dell'immediato dopoguerra e con un efferato infanticidio del 1978, ispirato da suggestione extraterrestri, per finire con l'irrisolto omicidio di una "Bocca di Rosa" trentina.

L'appuntamento, dal deciso sapore originale, è fissato per la serata di: martedi 19 marzo 2019 ad ore 20.30

UN RACCOLTO TUTTO D'ORO

Giorno della Memoria 2019

Questa è una storia di furti, rapine e sottrazioni. Una storia fatta di complicità e silenzi. Una storia dimenticata, come molte di quelle che compongono l'affresco tragico della Shoah.

Nello scorrere dei decenni e dei secoli, gli ebrei dell'Europa intera – e non solo loro – hanno depositato il frutto dei risparmi di una vita, degli investimenti più oculati e dei guadagni più vari un po' in tutte le banche del vecchio continente. Allo stesso modo hanno investito i loro averi in opere d'arte, gioielli e preziosità di ogni tipo, consapevole che quei beni rappresentano sicuramente il frutto del loro lavoro, ma sono anche uno strumento straordinario per consentire fughe precipitose, nel caso di sempre nuove persecuzioni, così com'è stato un po' in tutta la vicenda dell'ebraismo europeo. E così, quando l'odio si concreta nelle vessazioni più varie e violente, una parte, nemmeno troppo consistente, di quei beni serve per corrompere, per fuggire, per salvare sé stessi e le proprie famiglie, anche se la grande sostanza economica messa a deposito nei "caveau" di molti istituti di credito rimane in deposito presso gli stessi, mentre i loro proprietari si avviano a diventare fumo nell'orrore dell'Olocausto.

Banche, istituti fondiari e di credito, organizzazioni finanziarie e d'affari, ma anche musei ed istituzioni culturali tedesche, dei Paesi occupati dai nazisti e dai fascisti e della Confederazione elvetica "provvisoriamente" incamerano quindi quei beni nel loro patrimonio, in attesa che i legittimi proprietari vengano ad esigerne la restituzione. Si tratta del valore di miliardi in denaro dell'epoca, costituito appunto da depositi in conto corrente, titoli, azioni ed obbligazioni, ma anche gioielli, opere d'arte e di altissimo artigianato, come nel caso della preziosa collezione di ceramiche antiche di proprietà della famiglia ebrea dei Kaumheimer.

Alla conclusione del conflitto e della persecuzione antisemita, i pochissimi sopravvissuti provano a chiedere la restituzione dei loro legittimi averi, trovando però, almeno il più delle volte, solo omertà diffuse; cortine di complice silenzio e di smemoratezza collettiva. Tutto questo, accompagnato da carenza di documentazione comprovante la proprietà e da lunghe e difficili cause legali, come nel caso di uno dei famosi quadri di Klimt. Ben pochi sono i casi di restituzione – e fra essi spicca quello trentino appunto delle ceramiche Kaumheimer – mentre la progressiva scomparsa degli ultimi testimoni e la crescente sfinita sfiducia di molti eredi aiutano a consegnare queste storie al dimenticatoio della memoria. Questo testo prova solo a raccontare qualche caso, consapevole che il ricordo è soprattutto un grande dovere morale.

ERSCHISSEN – FUCILARE

Un racconto teatrale del Club Armonia per non dimenticare, nel 75.mo anniversario dell'eccidio della Divisione "Acqui".

8 – 22 settembre 1943      /      8 – 22 settembre 2018

Uno dei grandi nodi del nostro tempo è rappresentato dal progressivo appannarsi della memoria, ovvero dell'indispensabile strumento per leggere il passato, capire il presente ed immaginare il futuro. In genere, nel nostro Paese, il rapporto con la memoria è sempre stato complesso e, talvolta, strano. Ci sono memorie perse per scarsa narrazione, altre dimenticate volutamente, altre edulcorate per esigenze politiche, altre ancora manipolate ed altre, spesso quelle più imbarazzanti, buttate sotto il tappetto del tempo ad ammuffire fra la polvere della storia.

Una di quest'ultime memorie è, senza dubbio, quella che riguarda la vastità delle vicende nazionali legate alla resa italiana nell'ultimo conflitto mondiale, cioè agli accadimenti occorsi in Italia, dapprima con la caduta del fascismo e poi con l'armistizio dell'8 settembre 1943.

Fra i tanti drammi collettivi e individuali di quei giorni confusi, uno spicca anche per la crudeltà criminale che lo ha segnato. Si tratta dell'eccidio della 33.ma Divisione di Fanteria "Acqui", di stanza a Cefalonia e Corfù, lasciata senza ordini e disposizioni da un governo e da una monarchia che pensa solo a salvare la propria pelle. Nel giro di quindici giorni circa, la Divisione "Acqui" viene massacrata dai tedeschi della Wehrmacht e cioè dagli uomini della 1.a Divisione da Montagna "Edelweiss", in ossequio all'ira di Hitler per il "tradimento" italiano.

Letteratura e cinematografia si sono occupate saltuariamente di quest'episodio terribile, leggendolo spesso attraverso la deformante lente del melodramma e contribuendo a distorcere fatti e situazioni al fine di costruire, più che una memoria, un mito.

Nel settantacinquesimo anniversario della tragedia dei soldati italiani, che si consumò nei giorni fra l'8 ed 23 settembre 1943, la Sezione regionale dell'Associazione Nazionale "Divisione Acqui" e l'A.N.P.I. del Trentino e dell'Alto Adige/Südtirol, con il supporto prezioso della Giunta regionale, hanno chiesto al Club Armonia di promuovere insieme un ricordo pubblico, capace anche di essere punto fermo sulla memoria, attraverso l'uso dello strumento teatrale.

Ne è così nato un recital, scritto e diretto da Renzo Fracalossi con l'allestimento del Club Armonia e la colonna sonora del m.o Federico Scarfì, dal titolo:  "ERSCHISSEN – FUCILARE" che, raccontando gli accadimenti, prova a narrare non solo quei fatti ma anche il dramma dell'occupazione dei Balcani e della Grecia, per restituire verità e umanità ad una tragedia che non può essere dimenticata e cha ha coinvolto anche oltre cento soldati trentini e altoatesini.

CHE LA TEMPESTA COMINCI

Giorno della Memoria 2018

Nell'osservare il fenomeno dell'antisemitismo nell'Europa del Novecento, posta a cavallo fra le due guerre, balza subito agli occhi la velocità di trasformazione del "sentire" collettivo che, nell'arco di pochi, pochissimi, anni muta la percezione di milioni di europei – ed in particolar modo di quelli sottoposti ai regimi dittatoriali del nazismo e del fascismo – rispetto ai loro concittadini di religione ebraica.

Che gli ebrei nel vecchio continente non siano mai stati molto amati è cosa nota fin dalla notte dei secoli, ma che da un certo grado di insofferenza si possa passare, in un attimo, allo sterminio sistematico di milioni di figli di Israele ed alle complicità diffuse che lo hanno sorretto è questione che merita qualche approfondimento.

Da tali considerazioni prende avvio il lavoro di ricerca prima e di drammatizzazione poi che il Club Armonia propone, per la "Giornata della Memoria 2018" e per il tredicesimo anno consecutivo, con l'atto unico "CHE LA TEMPESTA COMINCI!", prodotto in collaborazione con il Servizio Attività culturali della Provincia autonoma di Trento e con il Sistema Bibliotecario Trentino. Dopo aver affrontato e narrato più di un aspetto della Shoah e dei motivi che l'hanno portata ad essere, per la sua pianificazione sistematica e scientifica, forse il più mostruoso crimine di massa della storia, è parso opportuno indagare su come, nel volgere di un tempo brevissimo, popoli e culture che hanno dato al mondo Kant, Beethoven, Mozart, Grimm e Bach siano divenute un insieme compatto di assassini e di complici.

In quest' agire di massa il ruolo della propaganda e dei mass-media dell'epoca (giornali, manifesti, radio, cinema, teatro, musica, fotografia, arti figurative ecc.) è di assoluta centralità ed in esso figure come quelle di Goebbels – Ministro per la Propaganda del III Reich – oppure Streicher, direttore del giornale "Der Stürmer" ed altri personaggi, anche meno noti, dell'olimpo dell'odio nazista hanno un ruolo determinante, anche per la capacità di manipolazione delle coscienze quotidianamente esercitata, appunto attraverso il martellare dei mezzi di comunicazione e la creazione dei nuovi miti della razza.

Ma non solo.

Quel periodo è, senza dubbio, uno dei momenti di affinamento e di sviluppo delle cosiddette "fake news", secondo la lezione di Goebbels, per il quale una bugia ripetuta convintamente cento volte diventa una verità inconfutabile. Non che in passato non ve ne fossero ed a tale proposito basti rammentare una famosa "fake news" come quella del Simonino da Trento, tanto per stare in tema, ma il parallelo con i tempi attuali rende ancor più attuale il testo teatrale del Club Armonia.

Di tutto ciò si narra in quest'atto unico, dovuto alla penna ed alla regia di Renzo Fracalossi, dove, se Goebbels rimane sullo sfondo, sono personaggi come sua moglie Magda, esempio del fanatismo più totale; oppure il già ricordato Streicher, protagonista del più violento antisemitismo giornalistico o ancora le "Putzfrau" tedesche che cadono prede della facile oratoria demagogica del nazismo a portare in scena proprio quella mutazione ideologica, comportamentale, culturale e sociale che trasforma la Germania di Weimar nell'inferno di Hitler ed ei suoi accoliti.

PAROLE OBLIQUE


LA TRADIZIONE SI CONFERMA E SI RINNOVA

Gli appuntamenti del Club Armonia con la S.O.S.A.T.

Puntuali come le migliori tradizioni, ritornano anche quest' anno i due appuntamenti del Club Armonia con le serate culturali della S.O.S.A.T., nella sempre affascinante cornice della sede di via Malpaga 17.

Ancora sull'onda degli apprezzamenti ricevuti nelle scorse edizioni di quest'evento, il Club Armonia propone martedi 13 marzo 2018 con inizio alle ore 20.30, un particolarissimo recital dal titolo: "PAROLE OBLIQUE", che prova a leggere in modo originale il rapporto fra i trentini e la pendenza. Un testo un po' surreale, dove all'improbabile conversazione di un conferenziere immaginario, si affiancano le voci degli elementi naturali che invitano l'uomo a riflettere sull'ambiente, sulle sue trasformazioni e sull'incidenza di queste per la vita degli umani.

SORRIDERE E RIDERE IN VERSI

LA TRADIZIONE SI CONFERMA E SI RINNOVA

Gli appuntamenti del Club Armonia con la S.O.S.A.T.

Puntuali come le migliori tradizioni, ritornano anche quest' anno i due appuntamenti del Club Armonia con le serate culturali della S.O.S.A.T., nella sempre affascinante cornice della sede di via Malpaga 17.

Martedì 20 marzo 2018 ad ore 20.30 (secondo appuntamento) nella sede della S.O.S.A.T. in via Malpaga 17, sarà il momento di sorridere insieme, sulla spinta dei versi dialettali trentini e non solo, proposti dal Club Armonia con le voci di Tiziana Decarli, Fabrizio Da Trieste e Renzo Fracalossi, per una serata dal titolo accattivante di: "SORRIDERE E RIDERE IN VERSI".

Spesso si ritiene che la poesia, sia dialettale che in lingua, sia portatrice solo di concetti alti, di filosofia, di introspezioni morali e malinconiche, ma così non è. Infatti la poesia, fin dalle sue origini nelle civiltà occidentali, è segnata dalla risata, dallo sberleffo, dall'ironia e dalla satira.

PALAZZO LODRON. STORIE DI IERI E DI OGGI

(Studio per un teatro itinerante fra le mura di Palazzo Lodron a Trento e fra le leggi che esso vi contiene)

E' una particolarissima e nuova esperienza di teatro itinerante quella che il Club Armonia propone, su richiesta della Presidenza del Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa, per una sorta di visita guidata dentro le meraviglie artistiche di Palazzo Lodron, appunto sede del T.R.G.A. trentino, presieduto dalla dott.a Roberta Vigotti che ha fortemente voluto questa narrazione. E così Barbara Lodron (Sara Ghirardi), Beatrice Lodron (Claudia Furlani) ed Eleonora Lodron (Patrizia Dallago), sorelle dell'Arcivescovo di Salisburgo Paride Lodron, accompagnano il pubblico fra gli affreschi, i ritratti e gli arredi di questo straordinario luogo, dove oggi viene esercitato l'alto ufficio della Giustizia Amministrativa. Accanto a loro, anche il confessore di Sua Altezza reverendissima, Frà Lorenzo da Glorenza (Renzo Fracalossi, anche autore e regista del testo) che invita il pubblico a riflettere attorno al senso, al significato ed alla necessità delle leggi e delle norme che "salvano la vita tutta dal caos".

Un viaggio quindi dentro la storia di un palazzo cittadino e dentro quella di una famiglia che ha segnato di sé l'intera vicenda del Trentino e delle sue relazioni con altri territori d'Europa.

La "visita teatrale", della durata di circa un'ora e ad ingresso gratuito, si terrà nelle giornate del 25 e del 26 maggio 2018.

1938 - 2018 AD OTT'ANNI DALLE LEGGI RAZZIALI

Esattamente ottant'anni fa e precedute da una capillare campagna di stampa e dalla pubblicazione del "Manifesto degli scienziati razzisti" del 14 luglio 1938, venivano redatte e promulgate le cosiddette "leggi razziali", ovvero una somma di norme, regolamenti e circolari che avevano il chiaro scopo di emarginare progressivamente i cittadini italiani di religione e cultura ebraica, fino a spingerli all'emigrazione ed alla ghettizzazione, premessa quest'ultima per la deportazione e lo sterminio nei lager nazisti, nei quali scomparve larga parte della Comunità Ebraica italiana.

Per ricordare quella pagina vergognosa della nostra storia nazionale ed anche i suoi risvolti locali, il Club Armonia di Trento, sulla base del suo lungo impegno nel raccontare la Memoria ed in collaborazione con la Sezione trentina dell'Associazione Nazionale Magistrati e la S.O.S.A.T., propone una conversazione a più voci dal titolo:

"1938 – 2018. AD OTTANT'ANNI DALLE LEGGI RAZZIALI",

con lo scopo di rileggere insieme la vastità e la diffusione dell'antisemitismo nell'Italia di allora.

L'appuntamento - moderato dall'editorialista del "Corriere del Trentino" Enrico Franco e che prevede il saluto della S.O.S.A.T.; l'intervento della dott.a Consuelo Pasquali Presidente della A.N.M. di Trento; letture di episodi dell'antisemitismo di allora con le voci recitanti di Sara Ghirardi e Claudia Furlani ed una relazione storica a cura di Renzo Fracalossi - è fissato per la serata di: venerdi 5 ottobre 2018 ad ore 18.00, presso la sede della S.O.S.A.T. in via Malpaga 17 a Trento.

"VECIE STORIE" lunghe novant'anni: la Trento di allora e quella di oggi 

Nel marzo del 1927 debuttava a Trento quello che è considerato ormai il "genitore" del teatro dialettale trentino, ovvero la commedia "Vècie Storie" scritta dall'avv. Dante Sartori per il Club Armonia, che la mise in scena proprio nel marzo di novant'anni fa.

Con la volontà di ricordare quel particolare evento culturale, entrato ormai nella storia locale, ma anche nella consapevolezza degli intensi legami di quegli anni Venti fra il Club Armonia e la S.O.S.A.T., per le "Serate culturali della S.O.S.A.T.- 2017", il Club Armonia propone un "viaggio" dentro la Trento di allora, i suoi fermenti culturali e, soprattutto, dentro il testo di una commedia che viene riproposta, in forma di lettura scenica ed in una riduzione consona alla serata.

Sarà l'occasione, non solo per rivedere i personaggi e rivisitare le "Vècie Storie", ma anche per riscoprire insieme un dialetto, tanto profondo quanto ormai dimenticato e camminare, con la fantasia e la suggestione del teatro, nei vicoli, nelle piazze e nelle vie della Trento dell'immediato primo dopoguerra: un modo originale per confrontare anche il passato ed il presente, sapendoli legati da un lungo filo di memorie e di linguaggi. 

Appuntamento quindi lunedi 27 marzo 2017 ad ore 20.30, presso la Sede della S.O.S.A.T in via Malpaga 17 a Trento

LA FEDELTA' TRADITA

Degasperi e i Profughi trentini nella Grande Guerra

A cura del Club Armonia, in collaborazione con il Centro Studi "A. Degasperi" di Borgo Valsugana nel 63.mo anniversario della scomparsa dello Statista trentino.

L'evacuazione della gente trentina residente nelle terre più esposte del fronte bellico e delle sue retrovie colpì quasi un terzo della popolazione complessiva del Trentino che, all'epoca, ammontava a poco più di trecentomila persone. Di queste oltre centomila vennero "spostate" coercitivamente, ancora nell'anno 1915 nel volgere di poche settimane dopo l'entrata in guerra dell'Italia, nei territori più interni dell'impero asburgico da un lato e del regno d'Italia dall'altro.

Ciò che avvenne fra queste montagne assunse così una connotazione particolare, non solo per la rapidità delle decisioni militari e politiche circa l'evacuazione forzata, ma anche per la velocità esecutiva della stessa; non solo per l'angoscioso viaggio verso terre ignote ed orizzonti sconosciuti; non solo per lo svuotamento completo di vallate e di villaggi; non solo per il carico di sofferenze, privazioni materiali e frammentazioni di intere comunità e famiglie, ma anche – e forse soprattutto – per il modo in cui i profughi trentini vennero trattati sia dalle autorità austroungariche, sia da quelle italiane.

Proprio quest'atteggiamento inutilmente vessatorio spinse l'allora giovane deputato al Parlamento viennese, Alcide Degasperi, ad adoperarsi in ogni modo per offrire aiuto, assistenza e sostegno ai suoi compatrioti, sballottati ovunque dall'accavallarsi dei destini bellici e, spesso, ridotti in condizioni miserabili. Collaborando con il "Segretariato per i Profughi", Degasperi riuscì a trovare ascolto presso le autorità imperial-regie, contribuendo in tal modo a migliorare, nei limiti del possibile, la qualità della vita degli internati trentini nei campi di concentramento e di raccolta, come quelli di Branau am Inn, di Mittendorf, di Pöckendorf e delle molte altre realtà dell'alta Austria, della Boemia e della Moravia che "ospitavano" i profughi.

Nato da un'idea del Centro Studi "A. Degasperi" di Borgo Valsugana e frutto di un lavoro di ricerca paziente curato dal Club Armonia, questo racconto teatrale ha il duplice scopo di rileggere, per sommi capi, il dramma della deportazione trentina ed il contributo materiale, spirituale e politico di Alcide Degasperi per alleviare le sofferenze della sua gente, costretta in condizioni veramente al limite. Si tratta di una pagina importante della nostra storia di popolo; una pagina ai più sconosciuta e quindi preziosa per costruire i diversi piani della nostra vicenda storica.

Borgo Valsugana - 19 agosto 2017 

Auditorium dell' Oratorio "Bellesini" - via XXIV Maggio

LE MIE ULTIME COLLINE

(In memoria di don Onorio Spada)

Recital di Renzo Fracalossi - a cura del CLUB ARMONIA ed in collaborazione con la Sezione di Trento dell'ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

Incontrare don Onorio Spada, a quarant'anni esatti dal suo addio alla vita ed attraverso ricordi, testimonianze e letterature, consente al Club Armonia di esplorare un'altra parte non ultima della complessità identitaria di questa nostra terra, onorando così anche l'impegno assunto dalla Sezione di Trento dell' Associazione Nazionale Alpini, con la quale collaboriamo da tempo, nel voler ricordare, in modo originale, la poliedricità di don Onorio.

Don Onorio Spada, sacerdote di straordinaria fede; cappellano militare nell'inferno della ritirata alpina in Russia nel 1943; eclettico intellettuale e giornalista, nonché poeta di profonda intensità, raccoglie nella sua vicenda la complessità del Novecento, ma anche le delusioni e le amarezze che tale complessità trascina con sé, raccontando di un Trentino che non c'è più, ma anche di un'umanità che oggi sembra essersi dissolta dentro il grande e globale clamore tecnologico.

Don Onorio Spada invece, no. No! Lui è rimasto fedele ai suoi ideali, alla problematicità del dialogo con Dio, all'appartenenza agli Alpini per dire di appartenere al mondo intero ed è quest' uomo e questo prete che il recital "LE MIE ULTIME COLLINE" prova a narrare, per restituire una memoria ancora viva ai molti che l'hanno conosciuto e per indicare, a coloro che verranno, figure trentine di eccezionale valore e la cui esperienza è un paradigma della storia tormentata del XX secolo e fors'anche dei giorni nostri.

DI LEGNO E DI CORDA

Recital per Voci e Coro dedicato a Cesare Battisti

di Renzo Fracalossi e a cura del Club Armonia e del Coro della S.A.T.

Il centenario della morte di Cesare Battisti viene ricordato dalle tre associazioni del territorio trentino, ancora in attività e della quali Battisti fu Socio: gli Alpini (A.N.A.), il Club Armonia e la S.A.T. (Coro della S.A.T.), attraverso un recital-concerto che utilizza tre filoni narrativi. Da un lato il Coro, con la tradizione popolare ed i canti della Grande Guerra che fanno da "fondale musicale" alla narrazione di due elementi naturali che sono stati "compagni di viaggio" per l'intera vita di Battisti e cioè il legno e la canapa.

Dalla culla di legno ai banchi scolastici; dai boschi percorsi come geografo ai banchi del Consiglio comunale di Trento, della Dieta di Innsbruck e del Parlamento austroungarico ai duro tavolaccio della cella, per finire con l'asse alla quale Battisti viene appoggiato per essere ucciso. In tutto questo percorso è il legno che parla dell'uomo, con uno straordinario affetto ed una partecipazione profonda. La canapa è invece il contraltare di quest'affetto. Attende Battisti fin dall'infanzia, vestendolo con abiti di canapa; sospettando di lui, in una sorta di rapporto d'amore-odio, fino ad attenderlo al sommo sacrificio, che si consuma in un "tripudio" fotografico, primo esempio di un evento eccezionale e di portata europea, narrato per immagini.

Giocato su alcune alternanze e nell'arco di circa 90 minuti, lo spettacolo, modulato sulla dimensione dell'atto unico, principia con il Coro, si addentra nei racconti del legno e della canapa, ritorna al canto come catarsi e come guida storica, riprende a dar voce ai due elementi naturali e si conclude sulle ali di una musica struggente e densa di significanze, per offrire una lettura assolutamente originale e forse unica della vicenda battistiana nel suo complesso.

11 giugno 2016 Sala "G. Verdi" del Conservatorio di Milano

 23 settembre 2016 Auditorium C. Serv. cult. S. Chiara - Trento 

EPPURE NON HO PAURA

(Memorie femminili dal lager di Ravensbrück)

Giorno della Memoria 2017

Nell'oceano senza fine del dolore universale rappresentato dall'Olocausto e dalla Shoah, il Campo di concentramento di Ravensbrück fu un "unicum", peraltro ancora poco conosciuto, dell'orrore che colpì, negli anni più bui della vicenda europea, "l'altra metà del cielo". Erano circa diecimila i Campi di concentramento che componevano l'universo dello sterminio nazista, ma fra essi un posto particolare lo occupò appunto il "Frauenkonzentrationslager" di Ravensbrück, situato a circa ottanta chilometri a nord di Berlino ed in funzione fin dallo scoppio della guerra.

Destinato appunto alle sole donne, per volontà di Himmler, in circa sei anni di attività ne "ospitò" oltre centotrentamila, provenienti da venti Paesi europei. Non si trattò solo di ebree, ma anche di artiste, di intellettuali, di casalinghe, di medici e non solo. Prostitute, disabili, appartenenti ai vari Movimenti di Resistenza, zingare, "asociali" composero, tutte insieme, una "galassia rosa" destinata ad essere cavia per esperimenti medici folli; forza lavoro per sforzi massacranti quanto inutili, o ancora carne da macello per i postriboli degli aguzzini. Fame, lavoro, sevizie, sperimentazioni ed esecuzioni sommarie furono le cause principali della scomparsa di oltre novantamila donne, spesso con i loro figli al collo e delle quali, purtroppo, non si conservano che rari frammenti di memoria.

Ma in quell'inferno, le donne seppero esprimere la profondità della loro umanità, cercando di non lasciarsi vincere dalla disperazione e dalla morte che ogni giorno incombeva su di loro. Ravensbrück, la cui verità per decenni è stata taciuta, divenne quindi un altro dei grandi paradigmi del male assoluto, ma, al contempo, un testimone dolente della straordinaria capacità delle donne di non subire la storia, bensì di vincerla attraverso una solidarietà totale ed unica; una solidarietà che fu ed è lezione e monito anche per il presente.

Nel solco di una ormai consolidata tradizione, che vede ogni anno il Club Armonia proporre, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Trentino ed il Servizio Attività culturali della Provincia autonoma di Trento, un racconto particolare sull'Olocausto, quest'atto unico ambisce unicamente a non disperdere il ricordo indispensabile di quelle donne sconosciute alla divulgazione storica. Basato esclusivamente su vicende vere, il testo prova a fotografare le origini, la vita ed i drammi succedutisi lassù, sulle rive del lago Schwedtsee, dove si è consumato il dramma terribile di Ravensbrück.

QUANDO L'HO SAPUTO HO PIANTO

recital a più voci

Dalla proficua e consolidata collaborazione fra il "Centro Studi Alcide Degasperi" di Borgo Vals. ed il Club Armonia di Trento, nasce il nuovo recital di quest'ultimo da titolo: "QUANDO L'HO SAPUTO, HO PIANTO", scritto e diretto da Renzo Fracalossi ed allestito a cura del Club Armonia, in occasione del 62.mo anniversario della scomparsa del grande Statista trentino.

Il 19 agosto 2016 quindi, nella splendida cornice della Chiesa di S. Anna a Borgo Valsugana, gli attori del Club Armonia - accompagnati al pianoforte dal m.o Federico Scarfì – proporranno uno "spaccato" del clima, delle polemiche, degli avvenimenti e delle battaglie politiche che, prima dello scoppio della Grande Guerra, contraddistinsero il complesso rapporto fra il cattolico-popolare Alcide Degasperi ed il socialista-massimalista Cesare Battisti, anche attraverso le pagine dei giornali rispettivamente diretti dai due intellettuali.

Tale scelta, nata anche dalla coincidenza con il centesimo anniversario della morte di Battisti, consente di comprendere, per sommi capi, le differenze che segnarono il dibattito trentino in avvio del Novecento e che diedero corpo a due dei principali filoni del pensiero politico di questa terra nel XX secolo.

VITE INDEGNE - UNWÜRDIGE LEBEN

Giorno della Memoria 2016

Puntuale, nel rispetto di una ormai consolidata ed ultradecennale tradizione, anche per il "Giorno della Memoria 2016" il Club Armonia propone al pubblico ed in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Trentino e la Provincia autonoma di Trento, una nuova indagine attorno ad un particolare segmento dell'immensità inconcepibile della Shoah.

Se negli scorsi anni si erano aperti sguardi sul contributo dato all'antisemitismo ed allo sterminio dalla giurisprudenza, dalla partecipazione femminile, dal pregiudizio e dalla deportazione dei bambini, per quest'edizione si è scelto di raccontare l'apporto della medicina e della scienza medica allo sterminio.

Si tratta di una pagina ancora poco approfondita, anche perché spesso sepolta dentro la polvere di un ricordo detestato, eppure questo è un capitolo non secondario – ed anzi essenziale - per capire i processi di cancellazione della coscienza che hanno consentito a medici, scienziati, biologi, ricercatori ed operatori della sanità di diventare feroci assassini e – in più di un'occasione – sadici aguzzini. Professionisti di grande fama e medici brillanti, che avevano prestato il "giuramento di Ippocrate", divennero coscientemente strumenti dell'efferata selezione della "razza superiore" agendo, dapprima nel contesto dell'"Aktion T4" e cioè dell'eliminazione di handicappati psichici e portatori di disabilità fisiche e poi nello sconfinato orizzonte di dolore dei campi di concentramento, che divennero luoghi di sperimentazioni aberranti ed, il più delle volte, inutili su migliaia e migliaia di cavie umane, soprattutto ebree, inconsapevoli ed incolpevoli. Anche da questo dramma però la scienza ebbe a sviluppare le sue conoscenze, se è vero ad esempio che il test ginecologico di Clauberg, la cui scoperta comportò centinaia di vittime, viene tutt'ora utilizzato clinicamente.

Ma ciò che più colpisce è quanto accadde dopo la guerra. I carnefici infatti rientrarono nella vita quotidiana in tutta normalità. Ripresero le loro professioni e, dopo aver ucciso, ritornarono ad esercitare la medicina, provando a curare ed a salvare vite, come se quei dodici anni del terrore nazifascista, non fossero mai esistiti.

"VITA INDEGNE" narra tutto questo, invitando ad una riflessione che deve farsi lezione, non solo di memoria necessaria, ma anche di quanto la scienza, sfuggita ad ogni controllo e strumento di potere, possa spingersi al di là del confine di ogni umanità.

FRA POCO, TUTTO E' FINITO

Sono queste scarne parole che chiudono una lettera breve, con la quale un ragazzo di vent'anni prende commiato dalla vita. Non è un romanzo, né un invenzione. Sono parole che stanno scolpite nella storia dell'Europa, perché sono quelle dei "Condannati a morte della Resistenza europea".

Nel settantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, la domanda che sempre più frequentemente ci si pone è quella del valore del tramandare la Memoria, consapevoli come siano che senza Memoria non c'è passato e quindi non c'è presente e, tanto meno, futuro.

Ecco perché, in collaborazione con l'A.N.P.I. del Trentino e con la Provincia autonoma di Trento, abbiamo voluto ricercare sconosciute storie di ragazze, di ragazzi, di uomini e donne, coraggiosi e spaventati, che si sono battuti per un'idea grande di libertà e di pace; quell'idea che permette a noi, oggi, di guardare indietro e di imparare, ammesso che lo si voglia fare, dagli orrori della storia.

"FRA POCO, TUTTO E' FINITO" è qualcosa di diverso dal racconto storico. E' un appello "ai liberi ed ai forti", affinchè la notte della ragione e della paura non abbia a calare più sul nostro orizzonte.

"FRA POCO, TUTTO E' FINITO" è un allestimento che narra di come in ogni Paese europeo occupato dal nazifascismo non ci furono eroi da pellicola cinematografica, bensì persone normali che dissero ad alata voce: No! Fu un "No" carico di dolore, di paura, di drammi, ma fu quel "No" che, alla fine, vinse.

"FRA POCO, TUTTO E' FINITO" non è il rituale della retorica, perché non si piega alle commozioni da salotto, ma prova da indagare ed a segnalare come le Resistenze d'Europa furono la culla della democrazia e del sogno, ancor lontano peraltro, dell'unione dei popoli europei.

Il CLUB ARMONIA continua così a raccontare, a tramandare, a cercare nelle pieghe sconosciute della storia del vecchio continente vicende e personaggi ai quali tributare un dovere del ricordo che è monito e stimolo per il domani, soprattutto in un tempo in cui sembra così comodo dimenticare e fingere di non vedere. In scena non ci sono personaggi, ma Nazioni; non ci sono scene d'azione, ma parole che scavano la pietra; non ci sono effetti speciali, ma storie speciali, sconosciute, taciute e, spesso, dimenticate.

"FRA POCO, TUTTO E' FINITO" debutta a San Michele all'Adige (Sala comunale) sabato 28 novembre 2015, poi replica a Spiazzo Rendena (Teatro) martedì 1 dicembre; a Taio (Auditorium della Biblioteca) mercoledì 2 dicembre; a Tione (Sala comunale) giovedì 3 dicembre; a Cavalese (Sala della Biblioteca) venerdì 4 dicembre ed a Trento (Aula magna del Liceo "G. Prati" via SS. Trinità) venerdì 11 dicembre. 

FLAGELLUM IRACONDIAE - Dialoghi attorno alla pace

Recital a voci

(Liberamente tratto dal volume "1914. Degasperi e il Papa" di Luigi Sardi)

Mentre l'Europa intera sta esplodendo nella deflagrazione bellica, un deputato del Tirolo di lingua italiana, eletto nel giugno del 1911 al Parlamento viennese ed iscritto al Gruppo parlamentare del Partito Popolare, ritiene doveroso indagare sul futuro che riguarda la sua terra e cioè il Trentino, soprattutto se, come sembra, il Regno d'Italia entrasse in guerra contro la Duplice Monarchia. Nonostante le profferte volte a garantire la neutralità italiana nel conflitto apertosi nell'estate del 1914, profferte stimolate soprattutto da Berlino che non vuole l'apertura di altri fronti di guerra, l'Italia sembra sempre più intenzionata a rompere l'assetto neutrale, intervenendo nello scontro europeo al fianco degli Alleati anglo – francesi.

Quel deputato, che risponde al nome di Alcide Degasperi, chiede un colloquio riservato al direttore del principale giornale dei cattolici austriaci, ottenendo nessuna rassicurazione ed anzi verificando la volontà austroungarica di barattare il Trentino con la neutralità italiana, senza peraltro coinvolgere minimamente la popolazione delle valli trentine in questo possibile cambio di dominazione. Degasperi è costernato da ciò che lui chiama già "tradimento", ma la politica ha le sue regole ed il deputato torna nella sua terra senza aver ottenuto nulla. Poco dopo prova ancora la via della pace, incontrando Sua Santità Benedetto XV e suggerendo, in un colloquio riservato, l'ipotesi di quella "Tregua di Dio", che potrebbe preludere ad una pace fra i belligeranti.

Questi sono i temi del nuovo racconto teatrale proposto dal CLUB ARMONIA e che debutterà a Borgo Valsugana il prossimo 19 agosto, nell'ambito delle celebrazioni per l'anniversario della scomparsa del grande statista trentino promosse dal centro Studi "A. Degasperi" e dalla Fondazione Alcide Degasperi. 

Sarà così l'occasione, nel solco della tradizione narrativa del Club Armonia e sulla scorta dell'importante lavoro di ricerca portato avanti da Luigi Sardi, per conoscere una delle pagine meno note dell'attività politica del giovane Degasperi, della sua ricerca della pace e delle vicende legate alla straordinaria esperienza della "Tregua di Natale" sul fronte occidentale, auspicata dal Sommo Pontefice nel suo appello alle nazioni in guerra.

BORGO VALSUGANA 19 agosto 2015 

LE SORELE DE ME MAMA

Dopo aver utilizzato strumenti teatrali e narrativi nuovi ed originali, rispetto all'antica tradizione del teatro popolare trentino interpretata da sempre dal Club Armonia, questo lavoro, sulla classica distanza dei due atti, segna una sorta di ritorno orgoglioso alla tradizione, ma anche una riscoperta di un teatro dialettale non sempre necessariamente comico o leggero.

"LE SORELE DE ME MAMA" è anzitutto una storia vera, raccolta dentro le pieghe della nostra emigrazione negli Stati Uniti d'America a cavallo fra Ottocento e Novecento, contestualizzata nell'immediato primo dopoguerra e negli ultimi tratti di quel grande sogno folle che fu la "corsa all'oro" e segnata dall'epidemia della cosiddetta "febbre spagnola", che provocò più morti nel mondo di quanto fece la prima guerra mondiale e dal "proibizionismo" americano che profila i "favolosi Anni Venti".

La vicenda, raccolta su fonti dirette negli anni scorsi dal giornalista RAI Alberto Folgheraiter, è ambientata in una casa di tolleranza a Silverton nel Colorado ed è tutta affidata, forse per la prima volta nella storia del teatro dialettale trentino, a sole donne, protagoniste di un racconto ricco di rimandi storici, ma anche carico di sensibilità profonde e di sentimenti che dicono dell'animo umano e soprattutto della straordinaria forza della solidarietà femminile.

Percorsi umani drammatici e diversi fra loro si intrecciano in una sorta di narrazione corale dove le avventure quotidiane di una donna sono quelle di tutte le altre donne perché "LE SORELE DE ME MAMA" è una commedia dove non c'è una protagonista singola, ma lo sono tutte, con le loro storie amare e con un destino disumano da portare addosso come un fardello ineluttabile. Non c'è nessun lieto fine", così come si conviene nella vita reale, ma solo una lezione "normale" sulla solidarietà, sulla generosità, sull'altruismo e sulla tolleranza, lezione che ha la caratteristica inconfutabile dell'estrema attualità.

Il lavoro teatrale diventa così un paradigma dell'umano che ci abita, recuperando al teatro quella funzione di specchio della realtà che talora sembra dimenticata nell'esercizio autoreferenziale dell'arte teatrale.

          7 marzo 2015

POTRANNO QUESTE OSSA .......

Giorno della Memoria 2015

Dieci anni di impegno teatrale del Club Armonia per la Giornata della Memoria

"Italiani, brava gente!" è decisamente un luogo comune, ma è anche una comoda giustificazione ed una "assoluzione morale" per comportamenti collettivi che furono – e talora sono – tutt'altro che di segno positivo. Dalla metà degli anni Trenta del secolo scorso e fino alla conclusione della seconda guerra mondiale, l' Italia fu forse il paese più antisemita d'Europa: le sue leggi razziali, emanate nel 1938, furono giudicate dagli stessi tedeschi di qualità superiore alle loro normative; la discriminazione e l'emarginazione dei cittadini italiani "di razza ebraica" furono fra le più pesanti dell'intero continente, pur non raggiungendo le vette di violenza indiscriminata della Germania nazista; il dramma degli arresti, delle deportazioni e della "soluzione finale" nella Risiera di San Sabba a Trieste, l'unico campo di sterminio funzionante in Italia, tutto questo prova che gli italiani non furono sempre "brava gente".

Da qui parte il lavoro di ricostruzione del clima e dei comportamenti collettivi – e non solo degli esponenti del fascismo – nei riguardi della popolazione ebraica residente nel regno d'Italia e concentrata a Roma e nelle città del centro-nord del paese, voluto anche quest' anno dal Club Armonia e redatto da Renzo Fracalossi nella forma dell'atto unico, sotto il titolo: "POTRANNO QUESTE OSSA…", che altro non è se non l'incipit di un famoso Salmo biblico.

Si compie così il decimo anno di consecutivo impegno del Club Armonia per la presentazione di un lavoro teatrale, sempre nuovo e diverso, attorno ai temi della Shoah e delle persecuzione antisemita. Si cominciò infatti nell'anno 2005 con "Shalòm Alechèm" sulla vicenda del Simonino da Trento, per poi indagare e raccontare storie e vicende del decennio d'orrore che corre fra il 1935 ed il 1945 in tutta Europa: dalla Conferenza del Wannsee al processo Eichmann; dalla leggenda del Golèm di Praga alla storia dell'antisemitismo nei secoli, per giungere oggi a questo lavoro, realizzato grazie anche al sostegno della Provincia autonoma di Trento che, ancora una volta, riconosce il Club Armonia quale interlocutore privilegiato su questi delicati temi, che attengono la memoria collettiva del nostro continente.

E' insomma il dovere di ricordare, da un lato e la necessità di sfatare un "mito" dall'altro che hanno spinto nella direzione di questo testo, che andrà in scena nelle serate legate alla "Giornata della Memoria 2015" un po' ovunque in Trentino. Dal sentimento popolare, al dramma dell'emarginazione improvvisa; dai divieti più assurdi e ridicoli alla partecipazione di quasi tutti gli italiani alla discriminazione e poi alla tragedia della delazione e dello sterminio. Ma non si tratta solo di cose già note. Il lavoro teatrale infatti indaga episodi sconosciuti ai più e porta in luce complicità e nefandezze che macchiano ancor'oggi la nostra coscienza nazionale e che, per a decenni, sono state nascoste abilmente sotto il tappeto appunto della leggenda degli "italiani, brava gente!"

Lo spettacolo, voluto anche per onorare il settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz, è in realtà un tortuoso sentiero di memorie e di narrazioni fra i piccoli episodi singoli e lo svolgersi del grande dramma dell'antisemitismo, un sentiero che attraversa continuamente la penisola: da Napoli a Trieste, da Roma a Trento, anche per raccontare brani individuali di ebrei transitati per la nostra provincia e poi inghiottiti dal gorgo orribile di Auschwitz. Un viaggio insomma, accompagnato da una selezione straordinaria di brani musicali – per pianoforte e voce baritonale - tolti dalla raccolta enciclopedica del "canto concentrazionario", curata dal prof. Lotoro del Conservatorio di Bari.

Per non dimenticare!

I LUOGHI DEL CONCILIO

Sotto gli occhi dei leoni di Trento...

"Viaggio teatral-musicale nei luoghi più suggestivi del Concilio di Trento e dentro gli accadimenti che lo determinarono e animarono, prodotto dal Club Armonia e dalla Corale Città di Trento. Quest'originale allestimento - che fa seguito al dramma "L'odor del lupo" cioè ad una produzione radiofonica fatta dal Club Armonia e dalla sede RAI di Trento negli scorsi anni, attorno al racconto del Concilio di Trento e del suo divenire – prova la complessa strada dell'uscita dai teatri e dalle sale da concerto, per ambientare le diverse e plurali narrazioni nei luoghi ove esse stesse ebbero ad accadere.

Il progetto si articola in "quattro stazioni", ovvero in quattro distinti momenti, ognuno ambientato in un luogo significativo e diverso, che si dipanano negli ultimi due sabati di settembre e nei primi due di ottobre 2014, attraverso resoconti e racconti degli avvenimenti storici e religiosi, ma anche del sentire comune della popolazione cittadina, la cui vita, per diciotto anni, subisce una trasformazione, che è poi quella dell'intera città: da borgo medioevale a luminosa e ricca città rinascimentale, grazie alla sensibilità ed all' intuito politico di una grande Principe Vescovo come Bernardo Clesio.

Si comincia così sabato 20 settembre 2014 a Palazzo Roccabruna, con l'avvio del Concilio ed i motivi che inducono lo stesso, per poi proseguire sabato 27 settembre in una chiesa cittadina di particolare rilievo e nei palazzi nobiliari voluti dal Clesio dove si affronteranno i temi teologici, continuando poi sabato 4 ottobre alla Sala della Tromba con i vari "traslochi" del Concilio a Bologna ed il rientro a Trento ed infine sabato 11 ottobre al Chiostro degli Agostiniani per il "gran finale" del Concilio stesso.

Gli allestimenti, diversi fra loro e che costituiscono una sorta di "narrazione teatrale a puntate", offriranno anche la possibilità, in conclusione, di assaggiare i vini che allietarono i lavori dei Padri conciliari, grazie anche alla preziosa collaborazione della Sezione trentina dell'Associazione Italiana Sommelier. Il pubblico avrà così modo di stare dentro la storia e non solo quella ufficiale e nota, ma anche quella quotidiana e spesso sconosciuta, grazie ad un percorso a ritroso nelle vicende minori e nelle espressioni musicali colte e popolari che segnarono l'epoca conciliare.

BEATI I PERSEGUITATI

Attorno alla Resistenza dei cattolici nel T.A.A.

(Spunti teatrali attorno alla Resistenza dei cattolici nel Trentino-Alto Adige/Südtirol)

Per troppo tempo la Resistenza è passata, nell'immaginario popolare, come appannaggio esclusivo di una determinata componente politica. Eppure così non è stato. Affatto. La Resistenza è madre delle democrazia repubblicana proprio perché in essa hanno trovato posto tutti gli indirizzi politici del tempo: dai cattolici ai comunisti ed ai liberali; dagli azionisti ai socialisti e perfino, in qualche caso, ai monarchici. Questi "appunti", che molto debbono al prezioso sforzo di Mons. Giuseppe Grosselli e dell'A.N.P.I. del Trentino, provano a ricordare, appunto con brevi pennellate di storia regionale, il contributo dei cattolici trentini e sudtirolesi a quel bisogno di redenzione dall'inferno delle dittature che attraversò tutta l'Europa negli anni bui della dominazione nazifascista.

Nei miei lavori di ricerca – compiuti spesso in parallelo agli sforzi narrativi di Sandro Schmid, che guida l'AN.P.I. provinciale con una straordinaria volontà di aprire gli orizzonti e non di chiudersi nelle gelose conservazioni di parte – è emerso spesso anche l'impegno morale e materiale di molti credenti che, con il loro agire, anche il più semplice, hanno testimoniato l'assoluta inconciliabilità delle "culture della morte", proprie del fascismo e del nazismo, con il messaggio di speranza e di uguaglianza che discende dal "Verbo che si fa carne".

Come ormai nella tradizione del teatro di impegno civile e della narrazione storica che contraddistingue il Club Armonia in questi anni, anche quest'allestimento che mescola teatro e recital sulla lunghezza di un atto unico, si avvale della prestigiosa colonna sonora ideata ed arrangiata dal M.o Federico Scarfì ed eseguita dal vivo dall' "A.N.I.M.azioni Quintetti".

 25 aprile 2014


TRENTA PRESENTI

Recital per Voci sul Confine

E' dall'intreccio di sensibilità comuni che nasce questo progetto artistico, dove le culture della periferia e dell'urbanità si incrociano dentro il bisogno di narrazione della vicenda locale, inserita però nel più grande contesto storico continentale. Avendo già alla spalle altre proficue esperienze comuni, il ed il , con la , provano a raccontare, in forma molto originale, la "grande guerra", offrendo al pubblico, non solo il già noto punto di vista italiano, ma anche quello austro-ungarico, proprio nella consapevolezza della straordinaria particolarità di quella guerra per le terre e la gente del Trentino / Welschtirol.

E' proprio l'idea del confine, abitato dai nostri nonni come una ricchezza e divenuto improvvisamente un dramma dopo quel 28 luglio 1914, che anima questo lavoro, dove memorie, prosa, poesia e canto di entrambe i lati del fronte si fondono in un corale rifiuto della violenza, quale risposta alle domande dell'umanità ed in un contemporaneo ritratto del palese disprezzo della vita che ha animato, allora come oggi, i guerrafondai ed il militarismo nazionalista più spinto.

SUI MONTI FIOCCANO ......

90.mo anniversario dell'A.N.A.

Quando la Sezione di Trento dell'Associazione Nazionale Alpini, da poco costituita, chiese al Club Armonia di contribuire alla raccolta di fondi per gli orfani della Prima Guerra Mondiale, il Club Armonia debuttò con la sua Sezione Filodrammatica.

Oggi, a novant'anni di distanza, l'A.N.A. di Trento chiede ancora al Club Armonia di essergli al fianco, affinché il ricordo non sia solo nostalgia, ma soprattutto memoria di un popolo e di una storia, che è la storia di ognuno di noi. Senza cadere alla facile retorica, "Sui monti fioccano..." è il racconto di un cammino di individui e di passioni che contengono la parte più profonda e condivisa dell'anima del Trentino.

E' questo narrare che raccoglie il sentire plurale di una comunità così complessa come la nostra; è la storia di un'identità che affonda nel tempo per camminare nel futuro. 

COME FAUCI DI FUOCO

Bombardamento a Trento del settembre 1943

Quando Luigi Sardi, bontà sua, ha provato a coinvolgermi nell'idea di raccontare, a settant'anni esatti di distanza, l'orrore del primo bombardamento aereo di Trento del 2 settembre 1943, ho avvertito, non solo lo stimolo dell'interesse per una pagina di storia locale spesso poco nota al grande pubblico, ma anche - e forse soprattutto - il dovere di dar voce, ancora una volta, alla narrazione teatrale per risarcire la memoria, nella coscienza del valore indispensabile del ricordo.

Pochi minuti sono stati sufficienti per mutare, non solo il volto ma probabilmente anche l'identità di questa città, che quelle bombe fanno uscire dalla sua dimensione ancora tardo-ottocentesca, Per proiettarla in una modernità non voluta e non cercata. Sotto le macerie della Portèla rimane la Trento proletaria e piccolo-borghese, ancora sospesa fra nostalgie asburgiche ed antica radice latina e da quelle macerie riemergerà, peraltro faticosamente, una città diversa, meno paesana e più urbana, nonché Meno mitteleuropea è forse più italiana ed europea. Ciò non toglie nulla al dramma del prezzo pagato in termini di vite umane e di dolore collettivo, ma anche sotto quel profilo identitario che le "Fortezze Volanti" americani trasformano definitivamente.

"Come fauci di fuoco" è solo il resoconto di un dramma comunitario e di uno spaesamento collettivo, che rappresentano, insieme alle lunghe teorie di croci nei cimiteri dell'intero continente, il senso originale, intrinseco e vero di ogni guerra, strumento arrogante ed inutile che ha il solo obiettivo di negare l'uomo.

UN POMERIGGIO DI SETTEMBRE

Corale per voci soliste e memorie collettive

Il 30 settembre 1967, la stazione ferroviaria di Trento diventa il luogo del sacrificio di due uomini della Polizia di Stato, il brigadiere Filippo Foti e l'agente scelto Edoardo Martini.

Oggi, a quarantacique anni da quell'attentato, è parso giusto e doveroso raccontare una storia nostra; una storia di questa terra; una storia dimenticata.

Tanti, tantissimi, troppi non ricodrano più nulla di quegli avvenimenti e del sacrificio straordinario di due semplici Servitori dello Stato. I "mitici" Anni Sessanta non furono solo la culla del boom economico. Furono anche anni di terrorismo politico; un terrorismo che si macchiò di molte vite spezzate, soprattutto fra le Forze dell'Ordine; un terrorismo - quello del B.A.S. (Befreiungsauschuss Sudtirol) - che puntava all'autodeterminazione e quindi alla secessione dell'Alto Adige/Sudtirol dall'Italia; un terrorismo che diceva dei legami fra l'eversione italiana ed i gruppi del terrorismo neonazista tedesco; un terrorismo, infine, che trovò la sua sconfitta nella reazione civile e democratica anzitutto della popolazione sudtirolese e delle principali forze politiche locali, attraverso un processo che seppe poi generare il secondo Statuto d'Autonomia che, proprio quest'anno festeggia il suo quarantesimo anniversario.

Foti e Martini sono ignari protagonisti di una vicenda ben più grande di loro. Sono solo due uomini. Due uomini ai quali però non può bastare il pur alto onore della Medaglia d'Oro al Valor militare, ma serve anche un ricordo non appannato, perchè è sull'impegno e sul sacrificio di persone così che si è costruita la Repubblica e la democrazia.

AM GROSSEN WANNSEE

Giorno della Memoria 2012

           Nell'immenso orrore della Shoah, il mese di gennaio è un mese particolare.

Il 20 gennaio 1942 si tenne quella "Conferenza del Wannsee" da cui prese le mosse la sistematicità dello sterminio degli ebrei d'Europa. Il 27 gennaio 1945 si chiuse l'incomprensibile voragine di Auschwitz-Birkenau con l'arrivo delle truppe russe, in quel luogo a pochi chilometri da Cracovia.

Questo insufficiente racconto teatrale prova a ricordare cosa fu quella Conferenza, nel suo settantesimo anniversario e cosa essa provocò, partendo dalle "voci" dei suoi protagonisti e, soprattutto, da quella monotona e banale di uno dei principali esecutori della follia: Adolf Eichmann. Dal suo processo a Gerusalemme nel 1960-61, a ritroso fino a quella livida giornata di gennaio 1942 sulle gelide rive di un romantico laghetto alla periferia di Berlino, nella consapevolezza della crescente urgenza di un ricordo vivo e vero, anziché ripetitivo, di una memoria che nel magma del presente rischia, ogni giorno di più, di scolorarsi.

COMMERCIAL STREET

Due facce per una storia

"..Una sola cosa non passa mai, la voce della nostra coscienza,
la quale ci dice che abbiamo fatto il nostro dovere e questa voce,
che non conosce tramonto, è la nostra vera gloria…"

Don Francesco Sordo
"Corvo" - Cappellano del battaglione partigiano "Gherlenda"

Da molto tempo raccolgo materiale - il poco che esiste - e cerco parole adatte a raccontare, con tutto il limite dei miei modesti tentativi, la vicenda umana di un uomo semplice - e perciò straordinario - Don Narciso Sordo.

Di lui purtroppo si sa poco. Forse troppo poco. L'oblio e lo scorrere degli anni ne hanno via via sbiadito la grandezza. Eppure si tratta di un "uomo del vangelo" fino in fondo; un uomo che è l'esatto contrario di Michael Seifert, un "innocuo" falegname residente per anni a Vancouver, al numero 5471 di Commercial Street. Un falegname anziano e pacioso; un uomo che in gioventù fu il "boia del Lager di Bolzano": Mischa Seifert.

Due vite parallele, come direbbe Plutarco, che mi ha suggerito la forma di questa narrazione di due destini del tutto diversi. Due figure che raccolgono in sé anche il dramma feroce di quegli anni di guerra spietata negli ambigui territori dell'Alpenvorland nazista. Due vicende che non ambiscono ad insegnare nulla, perché sono esse stesse e di per sé insegnamento indispensabile.

Un grazie di cuore, infine, al mio amico Sandro Schmidt, Presidente dell'A.N.P.I del Trentino. A lui come ad altri amici dell'A.N.P.I debbo lo sprone intellettuale per la costruzione di questo lavoro, che ad altro non ambisce, se non ad essere povero strumento per più alte riflessioni, attorno ad un tempo dell'uomo dove il senso dell'esistere si è completamente smarrito.
Dedico infine queste povere riflessioni in forma di teatro a tutti quelli che sono caduti e dei quali non rammentiamo più nulla. A loro dobbiamo il significato del tempo nostro.

L'Autore,
Renzo Fracalossi.

EINE EINLADUNG ZUM WANNSEE

                                                                    UN INVITO AL WANNSEE

Nella mattinata del 20 gennaio 1942, al civico numero 56 della Strasse am grossen Wannsee, nella periferia elegante di Berlino, i vertici della Polizia , delle S.S. e dell'Amministrazione del Terzo Reich partecipano in assoluta segretezza, ad un incontro tecnico voluto e presieduto dal responsabile della "Direzione generale per la Sicurezza del Reich", l'Obergruppenfuhrer delle S.S. Reinhard Heydrich, con lo scopo di definire tempi e modalità operative per dar seguito alla "soluzione finale della questione ebraica".

Raccontare così la straziante immensità dell'Olocausto è quasi impossibile, se non attraverso frammenti di memoria, ovvero parole che hanno lo stesso ed unico suono della Storia ed in tali narrazioni m'è parso potessero trovare collocazioni anche altri drammi, forse più intimamente legati alle geografie locali, come quello delle "Opzioni", nonché interrogativi incredibili, che ancora percuotono il nostro quotidiano, come quelli del revisionismo storico e dei nuovi negazionismi. Ho rispettosamente ordinato e solo raccolto il fluire dell'angoscia.
Un mare impetuoso di follia, incapace di altro, se non del silenzio, per rammentare a tutti quanto il male assoluto sia banale e quanto gli aguzzini siano stupidi e servili ingranaggi di un meccanismo spaventoso e perverso, come solo l'uomo, nei momenti peggiori della Storia ha saputo e sa ideare. Dedico infine, con tutto il cuore, questo lavoro ad un umile maestro polacco, Yitzak Katznelson, diventato fumo, ma capace, dentro l'orrore, di comporre un infinito canto di dolore che, nel suo dispiegarsi, è diventato uno dei più commoventi inni alla vita.

FINO ALL'ULTIMO GIORNO

Memorie sparse sulla Shoa

Olocausto è una parola che si trova nei Salmi. Ma forse non è la parola più appropriata. Secondo la tradizione ebraica l'Olocausto ha in sé un senso sacrificale che attiene più la sfera del sacro, che non quella dell'orrore. Shoah significa invece sterminio. Questa è la parola! Non si è infatti trattato di un sacrificio. Gli Ebrei che hanno popolato di dolore l'inferno del Novecento non sono diventati fumo né per i loro ideali, né per la loro fede. L'unica colpa era ed è quella di essere nati. Ed è con la voce di quelle vittime, messe in fila con le loro storie individuali, che ho provato a raccontare ancora il dramma di un tempo che è anche il nostro.

Vittime un po' particolari. Artisti, intellettuali, uomini di cultura e bambini. Rinchiusi nel "ghetto modello" di Theresienstadt/Terezin in Boemia, fino all'ultimo giorno. A quell'intellighentija ed a quell'innocenza va la mia commozione, che prova a farsi parola e teatro per invitare tutti a diventare, almeno per un attimo, Ebrei universali, ovvero a capire per tramandare. Il ghetto di Terezin rappresenta una terribile particolarità nell'universo concentrazionario nazista. Nel corso di 3 anni 150.000 ebrei respirarono l'aria di questa antica città-fortezza a 56 km da Praga e di tutti loro ne sopravvissero meno di 14.000.

Il Ghetto venne usato dal nazismo come ghetto da esibire, quasi una funzione di "rappresentanza", ovvero il luogo dove fingere che la deportazione fosse dentro la normalità: dove ospitare le visite della Croce Rossa internazionale; dove raccogliere e far esibire il meglio dell'intelletto ebraico che aveva costruito l'Europa. 20 attori, 3 musicisti kletzmer ed un coro di 20 bambini ripropongono brani originali del ghetto per un racconto corale curato dal Club Armonia e dalla Scuola musicale "Il Diapason" e prodotto dal Comune di Trento, dal Centro Servizi culturali "S. Chiara" e dal Coordinamento Teatrale Trentino, per il "Giorno della Memoria" 2010

ORA E SEMPRE

La Resistenza in Trentino

Perché la Resistenza? Ormai più di sessant'anni ci separano dal baratro del buio. A che serve allora rivangare, socchiudere polverosi armadi di ingombranti ricordi, aprire magari vecchie ferite per raccontare un passato di cui sembra non avvertirsi nostalgia alcuna?

Ebbene, proprio nel tempo dei comodi oblii, dove tutto scolora in un'amalgama grigia ed informe e dove si aggirano memorie morte, più forte si fa il dovere morale del racconto. Per quanti caddero allora e per quanti ignorano oggi. Narrare. Narrare, affinché la trasmissione di generazione in generazione sia alimento per le coscienze. Narrare, per allontanare dai cieli d'Europa ed anche di questa nostra piccola geografia alpina inquietanti nuvole nere che talora s'affacciano.

I seicento giorni dell' "Alpenvorland" lacerarono ancora una volta il Trentino e le sue plurali identità. Oggi il dolore si è lentamente asciugato, ma non per questo può farsi spazio la melassa dolciastra e pericolosa della manipolazione della Storia e del suo comporsi, grazie alle sempre fervide culture della negazione.

Questi appunti teatrali non hanno ambizione alcuna, se non quella di ridar voce ad interrotti racconti

HISTORIA MARTIRUM

Lauda Sacra Anaunica di Fabrizio Da Trieste

Senza memoria non c'è racconto e senza racconto non ci sono le radici di un popolo. È questo il senso più profondo in questa "Lauda", uscita dalla penna poetica di Fabrizio Da Trieste ed allestita dal Club Armonia, dal gruppo vocale "L. Feininger" e dal Coro della S.O.S.A.T. per tramandare la vicenda dei Martiri Anaunensi e del suo tragico epilogo. Si tratta di una narrazione corale sulla quale poggia una parte non irrilevante della storia di un Trentino ancora sospeso fra romanità e paganesimo da un lato e dissoluzione imperiale ed avvento del Cristianesimo dall'altro.

La forma scelta è quella della lauda altomedioevale dove la parola ha preponderanza sull'azione scenica e dove i contrasti sono affidati alla scorrevolezza della recitazione. E' indubbiamente un brano di teatro popolare, nel solco della storia stessa dei suoi interpreti, "voci" ormai riconosciute di una cultura trentina che scava in se stessa per non perdersi dentro le accelerazioni tecnologiche del futuro.
Ambrogio e Vigilio, pastori di un "gregge" nutrito dalla nuova Fede, stanno sullo sfondo di quest'affresco policromo, dove dialetti e lingue si fondono con la migliore tradizione della musica sacra, in una suggestione che si accorda perfettamente all'armonia della Cena Benedettina "in Dextera Athesis".

LA DOVE SCIVOLA LA TERRA

Oratorio Teatrale

La miniera di Prestavel, posta sulle pendici dell'omonimo monte, fu in funzione quasi ininterrottamente dal 1934 al 1985. Dalle iniziali 30 tonnellate di materiale grezzo estratto ogni giorno, si raggiunsero le 200 tonnellate giornaliere nel 1962, anche con la costruzione del primo bacino di decantazione sulle pendici del Prestavel, a monte di Stava.

Nel 1970 si scoprirono nuovi filoni di fluorite e nel 1980, la concessione passò alla "Prealpi Mineraria S.p.A." che utilizzò gli impianti di Prestavel anche per la lavorazione di materiale roccioso in provincia di Brescia e di Bolzano. La fluorite è un minerale di grande brillantezza ed e utile all'industria per il suo elevato grado di acidità che la rende particolarmente preziosa negli impieghi chimici e siderurgici, purché arricchita con una particolare lavorazione, chiamata "flottaziane". ll residuo del processo di "flottazione" - sotto forma di fango molto liquido, va nei bacini di discarica e decantazione essendo vietata, per ovvie ragioni ambientali. la sua immissione in corsi d'acqua superficiali è costituito da una parte percentuale del 5 - 6 % di minerali di scarto e dal 94 - 95 % da acqua.

Forse per la prima volta, dentro le esperienze del teatro popolare trentino, la narrazione si dispiega secondo la tradizione corale della tragedia greca, nella convinzione che questo possa essere un modo, almeno simbolico, per raccontare quel mare di dolore e fango che è stato il disastro di Stava del 19 luglio 1985.
Mescolando, in un'amalgama che va crescendo, la forza della parola e della musica, gli attori del Club Armonia, i coristi del Coro della S.O.S.A.T., ed i musicisti dell'Ensemble "ll Diapason", compongono via via una sorta di grande memoria laica e di preghiera universale, ponendo gli elementi naturali, che si scatenarono in quei minuti, nel ruolo di protagonisti della vicenda teatrale. La Natura insomma che processandosi, processa l'uomo: l'unico vero responsabile di quel dramma.

La tragedia di Stava è dentro il Trentino e ricordare quindi vuol dire evitare. Evitare l'oblio delle responsabilità; la retorica che spesso cala sulla memoria; il rischio del ripetersi. Qui come altrove. Stava è una vicenda trentina che ha dimensione universale. Stava è un impegno per le coscienze. Stava è un monito per le economie. Il tentativo di queste parole è solo quello di riannodare i fili di ciò che è stato con ciò che è, nella convinzione che, fra le molte funzioni del teatro, quella civile, non sia l'ultima.

                           STARE MESTO - CITTA' VECCHIA                                         La leggenda del Golem d'Argilla

Nel ricco panorama della cultura ebraica europea, accanto alla tradizione del pensiero e della grande letteratura, esiste uno straordinario mondo di leggende e racconti, forse poco noti, ma non per questo meno affascinanti.
Si tratta di parole che vengono dal tempo dei tempi e che hanno radice prima nella Bibbia e nel Talmud. In questo tanto vasto, quanto sconosciuto, territorio letterario e narrativo spicca, anche per una sua certa fama, la "Leggenda del Golem", che nei secoli, più volte è stata ripresa e raccontata.

La storia del Golem, uno strano essere magico posto a metà strada fra speranza e follia, mi ha, da sempre, affascinato, non solo per quel complessivo "Geist" gotico che lo accompagna, ma anche per il suo significato più intimo e simbologico, secondo la migliore tradizione dell'Ebraismo, di difesa dalle persecuzioni che costellano la storia degli Ebrei in Europa. Fra le molte declinazioni letterarie susseguitesi, quella elaborata da Elie Wiesel m'è parsa la più originale: in quella vicenda il Golem non si ribella al suo creatore, ma anzi ne interpreta le volontà secondo cifre di compassionevole e calda umanità, svelando le macchinazioni ordite un po' ovunque contro gli Ebrei e soprattutto quelle mirate all'accusa di infanticidio rituale: un classico dell'antisemitismo, che anche a Trento ha lasciato dolorose tracce di sè.

Il testo, che si dipana nella misura di un atto unico, prova ad offrire non solo suggestioni letterarie, ma anche richiami alla grande tradizione culturale della Mitteleuropa, dentro la quale l'Ebraismo ha avuto immensa rilevanza.

Come sempre accade poi, sono le piccole storie dei singoli, che si fanno onda nel più impetuoso fluire delle vicende della Storia ed anche se l'ambientazione è quella praghese del XVI secolo, il tentativo è quello di offrire un'ulteriore chiave di lettura sul calvario dell'Ebraismo europeo, calvario dal quale germoglia sempre una eccezionale spinta intellettuale, capace di trasformare il dramma in un infinito canto alla vita.
Lehaim!

SHALOM ALECHEM

Simonino da Trento - Una storia di persecuzione

Senza la presunzione di una particolare drammaturgia e con la consapevolezza di toccare argomenti oltremodo delicati per le coscienze di tutti, abbiamo modestamente cercato le corde di un racconto in forma teatrale dove emerge l'incredibile vicenda di una persecuzione, come quella nei confronti degli Ebrei, che dura duemila anni con pericolosi ritorni, soprattutto nella storia dell'Europa.

Per narrare tutto ciò abbiamo utilizzato la storia del Simonino di Trento, anche per rendere così giustizia agli offesi e perché ci è parso un doveroso modo di prendere coscienza dei fatti di allora fuori da ogni retorica, chiedendo così un perdono, peraltro già accordato dagli Ebrei alla nostra Città ed alla nostra Storia, nell'auspicio che il ricordo e la memoria servano affinché questa come altre persecuzioni non macchino più il nostro esistere. Mai più!